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Al Jazeera ordina: minimizzate la strage

La mail di un capo dell'emittente ai giornalisti: "Chiedete se lo slogan “IoSonoCharlie” è alienante"

Al Jazeera è l'emittente dell'Emirato arabo del Qatar
Al Jazeera è l'emittente dell'Emirato arabo del Qatar

Minimizzare gli eventi per salvaguardare l'immagine dell'islam. L'assalto a Charlie Hebdo visto da Al Jazeera sembra avere un sapore più dolce, meno solidale col settimanale francese di quanto i media occidentali non stiano facendo. Uno scambio di mail interne, tra i vertici dell'emittente satellitare di proprietà del Qatar, rivela infatti come debba essere «letta» la strage: cioè non come un attacco ai valori occidentali.

Pubblicato on line dal National Review , il carteggio digitale vede protagonista il responsabile inglese del canale arabo, Salah-Aldeen Khadr, il quale sembra sminuire l'accaduto a Charlie Hebdo, chiedendo ai colleghi – giornalisti, operatori e anchorman – di allontanarsi dall'ondata di solidarietà che i media occidentali stanno esprimendo al settimanale. Una vicinanza espressa dallo slogan «Je suis Charlie», che il produttore esecutivo Khadr non condivide affatto. Lo scrive in privato, ribadendo la linea editoriale per la copertura degli eventi francesi, da cui si evince come al Jazeera non consideri gli insulti giornalismo, riferendosi alle vignette di «Charb». Non solo il responsabile della sede inglese Khadr critica lo slogan «Je Suis Charlie», chiedendo se non sia «alienante». Segue elenco di «suggerimenti» ai dipendenti per domandarsi se il massacro di mercoledì sia stato «davvero» un attacco alla libertà di parola, discutendo se alla globale messa in onda di locandine con su scritto «io sono Charlie» non si debba rispondere con «Noi siamo Al Jazeera».

«Difendere la libertà di espressione di fronte all'oppressione è una cosa, insistere sul diritto ad essere antipatici e offensivi solo perché si può è infantile», scrive Khadr. Alcuni giornalisti della tv – soprattutto americani – non l'hanno presa benissimo. Il corrispondente dagli Usa Tom Ackerman allega un link del New York Times come replica, insistendo sulla necessità di essere solidali con Charlie Hebdo «perché agli assassini non può essere consentito neppure per un attimo di pensare che la loro strategia possa avere successo». «Quello che Charlie Hebdo ha fatto non era la libertà di parola è stato un abuso della libertà di parola, a mio parere, tornate alle vignette e date un'occhiata!», scrive invece Mohamed Vall, corrispondente dal mondo arabo, che aggiunge: «Condanno queste uccisioni atroci, ma non sono Charlie». Ex di al Jazeera araba, prima di entrare nel 2006 in al Jazeera inglese continua: «Se insultate un miliardo e mezzo di persone è probabile che una o due vi uccidano». Tornano alla mente le pressioni sui servizi da mettere in onda denunciate da 22 tra giornalisti e tecnici egiziani delle rivolte al Cairo, con l'accusa di uno degli anchorman che arrivò a licenziarsi pur di rendere pubblico l'atteggiamento del canale. Un'agenda basata sugli interessi geopolitici di Doha, disse Karem Mahmoud. Oggi sembra esserci un altro argomento a favore della critica. Accusato di una copertura mediatica favorevole ai Fratelli musulmani durante le Primavere arabe, uno dei vertici della tv oggi si chiede se l'attacco a un giornale sia tanto grave da doversi allontanare da esso. Una macchia che preoccupa anche a fronte di altre accuse, quelle dell'Arabia saudita che imputa al Qatar di «sostenere i miliziani del Fronte di al Nusra in Siria che sono i rappresentanti di al Qaeda nel Paese».

Nel raccontare al mondo le Primavere arabe, i servizi di al Jazeera sono serviti in buona parte a far cadere regimi che davano fastidio alle ambizioni del Qatar di essere una potenza semi-egemone, basata sul denaro e sui precetti coranici.

Se non ci saranno smentite resta la frattura tra i giornalisti che operano nel mondo arabo e quelli occidentali, assunti dopo le polemiche sugli «sbilanciamenti» editoriali che hanno colpito l'emittente e la linea di casa Qatar a cui non piace la libertà di critica, per cui sono morti i colleghi di Charlie Hebdo.

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