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Johnson negli (ex) feudi rossi: "Faremo grandi cose insieme"

Il premier nella circoscrizione di Durham, passata per la prima volta ai conservatori: «Ripagherò la fiducia»

Johnson negli (ex) feudi rossi: "Faremo grandi cose insieme"

Londra Boris Johnson ringrazia i suoi elettori e sale al Nord per ringraziare anche tutti quei laburisti che hanno deciso di fidarsi di lui. Ieri il Primo Ministro britannico si è recato nell'ex seggio di Tony Blair, a Sedgefield per parlare personalmente ai suoi nuovi sostenitori. Quando è arrivato nella circoscrizione di Durham, che si è colorata di blu per la prima volta in 84 anni, dopo un dominio laburista incontrastato, è stato accolto dal canto degli attivisti che lo acclamavano. Johnson ha detto di sapere quanto sia stato difficile prendere una decisione simile e infrangere una tradizione di voto che durava da generazioni. «Questi elettori hanno cambiato il panorama politico e mutato in meglio lo stesso partito conservatore ha dichiarato il Premier ogni cosa che faremo, ogni cosa che farò come Primo Ministro, sarà destinata a ripagare la vostra fiducia. Ora siamo tutti vostri servitori e il nostro lavoro è servire la gente di questo Paese e realizzare le sue priorità. Ricordatevi, le nostre priorità e le vostre sono le stesse». Domani Johnson dovrebbe annunciare un mini rimpasto di governo, i parlamentari faranno ritorno in Parlamento martedì per il giuramento prima che la Regina apra formalmente le Camere giovedì con una cerimonia ridotta. Il primo ministro ha anche promesso di riportare in Parlamento il suo accordo per la Brexit prima di Natale, anche se si tratta veramente di una corsa contro il tempo.

Intanto sul fronte degli sconfitti, si contano le perdite e si cerca di andare avanti. «Ho fatto tutto quello che ho potuto per portare il Labour al potere» ha dichiarato un sconsolato Jeremy Corbyn le cui dimissioni sono previste nei primi mesi del 2020 dopo che il partito avrà scelto il suo successore. Il numero due laburista, John McDonnell ha promesso «di imparare la lezione e di ascoltare la gente» nel corso del dibattito sul futuro del Labour e sulla scelta del suo prossimo leader, ma ha ammesso di temere che lo strascico di questa sconfitta sarà lungo, potrebbe durare anche cinque anni. Sebbene Il premier conservatore abbia vinto a larghissima maggioranza, i suoi più strenui oppositori hanno voluto far sentire la propria voce nella notte seguente alle elezioni e a centinaia sono scesi nelle strade di Londra e Glasgow, laddove la voglia di abbandonare l'Europa è meno sentita. A ben vedere si tratta di una minoranza abbastanza sparuta se confrontata con i 14 milioni di elettori che hanno scelto i conservatori, ma sufficiente a creare disordini e a bloccare per qualche ora le strade delle due città. Nella capitale manifestanti si sono radunati di fronte al palazzo del governo con bandiere e cartelloni con su scritto «not my prime minister». Alcuni hanno ingaggiato violenti scontri con la polizia che più tardi ha confermato sei arresti tra i contestatori. Tutte le strade intorno alla sede governativa sono state chiuse mentre I gruppi più estremisti seminavano il caos anche a Trafalgar Square. Simili scene si sono ripetute anche a Glasgow dove centinaia di cittadini arrabbiati sono scesi in strada mentre la polizia si dirigeva in massa verso il centro della città nel tentativo di contenere la protesta. Molti video amatoriali sono stati postati suo social media mostrando la folla scozzese che cantava «Boris out». Alcuni di loro gridavano: «Dillo forte, dillo chiaro, i rifugiati sono I benvenuti qui». In un post che ha accompagnato la manifestazione, il gruppo Stand Up To Racism ha dichiarato: «Non possiamo avere come primo ministro Johnson per i prossimi cinque anni. Saluta il suo primo giorno del nuovo mandato con proteste in tutto il Paese».

È un fatto però che, a pensarla così, sono in pochi.

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