Guerra in Ucraina

"Kiev paga 25 dollari a testa per fingersi morto in strada"

Accuse choc dell'ambasciatore russo negli Usa. E la Francia convoca il rappresentante di Mosca

"Kiev paga 25 dollari a testa per fingersi morto in strada"

Per capire come mai la maggioranza dei russi sia favorevole all'«operazione militare speciale» di Putin in Ucraina, bisogna partire dalle «notizie» che ai russi vengono date - anzi, negate - dai media di regime.

Si tratta - contro ogni evidenza fattuale - di un capovolgimento comunicativo della realtà, dove le parti si invertono: il governo ucraino accusato di «diffondere fake news»; l'esercito della «Z» descritto come «vittima». È uno scenario evidentemente falso, ma fedele alle dinamiche propagandistiche della «controinformazione». Va quindi letta in tale ottica la «rivelazione» di ieri dell'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, la cui intervista a Newsweek è stata ripresa dalla Tass. Dichiara Antonov: «Il regime di Kiev sta preparando un altro contenuto provocatorio sulla morte di civili nella regione di Kharkov, presumibilmente come risultato delle azioni delle forze armate russe, e le persone vengono pagate 25 dollari per partecipare alle riprese inscenate».

E qui torna il campo il tema della «fiction di guerra» che, pure nel nostro Paese, fa discutere. Emblematico il caso-Carlo Freccero: personaggio che, fino a prima del conflitto, veniva considerato dall'intellighentia un guru alla McLuhan e che ora, dopo aver sparato tesi «non convenzionali», è stato degradato a scemo del villaggio globale. Sta di fatto che tanto l'arma del «medium» quanto quella del «messaggio» in questo conflitto giocano un ruolo-chiave. Altrimenti l'ex (ex?) attore Zelensky non avrebbe reclutato nel suo staff presidenziale gran parte della squadra dello star system che ha sancito il suo trionfo nel mondo dello show (prima artistico, poi politico). Alla luce di ciò le parole di Antonov potrebbero assumere un riflesso particolare: «Le autorità ucraine stanno intensificando una campagna per diffondere accuse deliberatamente false contro i militari russi, il che solleva dubbi sulla sincerità delle dichiarazioni di Kiev di voler risolvere la crisi attraverso la diplomazia». E poi: «Ogni giorno, le autorità ucraine intensificano la loro campagna di disinformazione anti-russa, lanciando accuse infondate di presunte atrocità e crimini di guerra delle forze armate russe. A giudicare dalla retorica, la leadership dell'Ucraina è guidata non tanto dalla preoccupazione per la popolazione civile quanto dal desiderio di assicurarsi l'immagine di martire e screditare il nostro paese».

Antonov ha inoltre ricordato «che il 31 marzo, il sindaco della città di Bucha ha dichiarato il ritiro delle truppe russe e non ha detto una parola sui residenti colpiti. Le prime accuse sono apparse sui media occidentali solo il 3 aprile. Sembra improbabile che nessuno abbia notato i corpi morti che giacevano sulle strade per 4 giorni». Infine il diplomatico ha assicurato di «avere le prove dei terribili crimini pianificati dalle autorità ucraine nelle regioni di Sumy e Kiev».

Intanto il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha convocato l'ambasciatore russo a Parigi, Alexey Meshkov, per «le oscenità» e per il «messaggio provocatorio dell'ambasciata russa in Francia sulle atrocità di Bucha», definite una «provocazione». In particolare l'ambasciata russa in Francia ha pubblicato una foto su Twitter affermando di mostrare un «teatro di posa» di ucraini che inscenano uccisioni di civili a Bucha.

Di certo il «richiamo» e «l'espulsione» di personale diplomatico dai paesi europei (con in testa l'Italia) non renderà meno accidentata la strada verso la pace.

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