Milano. Accoglienza o «immigrazione incontrollata»? Dopo il tavolo di coordinamento nazionale, il centrodestra paventa un ritorno al passato.
Il governo giallorosso ha già cominciato a smontare la normativa del precedente esecutivo, quella voluta dall'allora ministro Matteo Salvini e questo nuovo corso sarebbe sul punto di innescare un nuovo braccio di ferro. Le Regioni nei giorni scorsi sono state riunite per esaminare il nuovo capitolato di appalto dei servizi d'accoglienza, e il documento inviato dal ministero dell'intero, secondo gli assessori di centrodestra è «un passo indietro», contendo non solo un aumento dei costi, ma anche l'individuazione di «prestazioni» incomprensibili. Contenuti, questi, che hanno giustificato un parere negativo, per quanto non vincolante. «Ho preso parte in videoconferenza alla commissione Immigrazione e italiani all'estero della Conferenza Stato-Regioni - spiega l'assessore regionale lombardo Riccardo De Corato (Fdi) - all'ordine del giorno il nuovo capitolato di appalto dei servizi di accoglienza. Ho espresso parere contrario sul punto all'ordine del giorno che prevedeva l'aumento dei costi pro die per l'accoglienza degli immigrati: da un costo minimo giornaliero di 21,35 euro a 28,74 e da un costo massimo di 41,83 a 46,43 euro. La maggioranza delle Regioni presenti, 8 su 12, ha espresso parere contrario all'aumento dei costi».
A favore sarebbero Campania, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna. Nella «Nota al parere» proposta dalla Regione Emilia Romagna si legge che «lo schema di capitolato, rispetto allo schema vigente, introduce alcuni elementi di miglioramento nella accoglienza dei richiedenti protezione internazionale», con alcuni servizi aggiuntivi quali «corsi di lingua italiana, l'assistenza psicologica, l'orientamento legale e al territorio». Ma al contempo la nota emiliano-romagnola evidenzia anche che le condizioni tecniche previste sono «insufficienti rispetto alla numerosità e agli effettivi fabbisogni di assistenza delle persone ospitate». La Regione guidata da Stefano Bonaccini avrebbe pertanto chiesto «una modifica» per «incrementare il rapporto operatori/ospiti e in particolare le ore settimanali delle figure professionali (operatori, assistenti sociali), della mediazione linguistica, dei corsi di insegnamento lingua e della attività di orientamento e facilitazione all'accesso dei servizi erogati sul territorio; prevedendo conseguentemente un incremento dei costi medi giornalieri».
De Corato considera «assurdo» che sia stata prevista un'«invarianza di spesa» che sarebbe solo apparente. «Aumentano i costi pro die ad immigrato - dice - aumenteranno gli sbarchi ma la spesa rimarrà sempre quella. È evidente che al momento più opportuno integreranno la spesa con nuovi fondi». E aggiunge: «Nel nuovo capitolato sono apparse protesi per immigrati non previste dal Servizio sanitario nazionale», «quei supporti protesici, come protesi dentarie acustiche, occhiali da vista ecc - sottolinea - per i richiedenti asilo saranno gratis al contrario di quanto accade per gli italiani». «Questo - conclude - evidentemente non poteva bastare alle regioni governate dal centrosinistra, infatti la regione Emilia Romagna ha chiesto di aumentare il costo quota pro-capite pro-die ad immigrato».
Negativo anche il parere della Liguria, con l'assessore Andrea Benveduti: «L'immigrazione incontrollata in Liguria sta arrivando al limite della sopportazione - dice - Abbiamo ribadito la necessità di scongiurare il rischio di un'accoglienza in casermoni, contraria a qualsiasi logica di integrazione, che finirebbe col creare nuova tensione sociale sui nostri territori».
«Integrazione vuol dire anche controllo - spiega l'assessore - per favorirlo sarebbe opportuno, nell'ottica di un'adeguata organizzazione del servizio, che i centri collettivi disponessero di una capienza massima di 60 posti complessivi, da suddividere in moduli al fine di evitare eccessive concentrazioni. Consentire la copresenza all'interno delle strutture di oltre 300 persone rappresenta un chiaro passo indietro, che abbiamo il dovere di ostacolare».
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