Incendio a Notre Dame

L'arte e l'eterno ritorno del fuoco

L'arte e l'eterno ritorno del fuoco

Persino il Partenone non fu indenne dalle fiamme. Nella seconda metà del III secolo il colonnato interno e la copertura furono colpiti da un incendio. Il più celebre della Storia, nel 64 d.C., fu quello di Roma. Non è vero che l'appiccò l'imperatore Nerone, non è certo quanti giorni durò (nove secondo Tacito, sei per Svetonio), non si sa neppure quanti morti si lasciò dietro, comunque migliaia, devastando la città: templi, palazzi, giardini, statue. La cosa certa è che la voce di quello che accadde si è propagata fino a oggi, facendone l'incendio più citato. E la Biblioteca di Alessandria, la più grande e ricca del mondo antico, andò distrutta più volte tra l'anno 48 a.C. e il 642 d.C. Sempre a causa delle fiamme. Arte e fuoco, nella storia della civiltà, sono inseparabili. Incendi appiccati con lo scopo di distruggere, roghi accesi per eliminare intere culture, combustioni naturali, incidenti, guerre che hanno messo a «ferro e fuoco» città e monumenti. Nel 213 a.C. l'Imperatore cinese Qin Shi Zheng annunciò che la Storia cominciava in quel momento e ordinò di bruciare tutti i libri scritti fino ad allora. Cristiani e islamici fecero a gara ad accendere roghi di libri contrari alla fede (ma anche Giulio Cesare ordinò di bruciare le biblioteche dei Druidi celtici in tutta la Gallia, che si ritiene comprendessero 100mila rotoli di pergamena). Nel grande incendio di Londra del 1666 bruciarono anche 87 chiese, tra cui la cattedrale di Saint Paul. Nel 1812, durante le guerre napoleoniche, il governatore di Mosca, conte Rostopcin, ordinò l'incendio della città di fronte all'avanzata dell'Armata francese. E nel rogo del Museo nazionale del Brasile, a Rio de Janeiro, l'altroieri, settembre 2018, sono andati distrutti la maggior parte dei 20 milioni di oggetti della collezione. «Al fuoco», «Al fuoco!» è il più atavico tra i gridi d'allarme, risona dall'alba della civiltà. La paura delle fiamme è insita nell'uomo. E come dimostra la cronaca, insuperabile. Nuove tecnologie, sistemi di sicurezza sofisticatissimi, normative rigide, materiali per costruzione ignifughi, controlli e divieti. Nulla può dissipare l'incubo. Anche architetture monumentali, avvolte dalle fiamme, sono fragili come carta. Palazzo del Vignola, Todi, 1982. Teatro Petruzzelli, Bari, 1991 (riaperto nel 2009). La Fenice, Venezia, 1996 (perfettamente ricostruito al motto «Com'era, dov'era»). La cappella della Sindone, progettata da Guarino Guarini, Torino, 1997. La Biblioteca dell'Accademia delle Scienze di Mosca, fra le più grandi di Russia, 2015. Dei dieci milioni tra libri e giornali custoditi nell'edificio, il 15 per cento finì in cenere. Dai tempi di Alessandria, nulla cambia.

Né i pericoli né il terrore né l'impotenza dell'uomo.

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