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Las Vegas, Russiagate e Austria: la "bufala" è un veleno globale

False notizie sulla strage in Nevada, voto Usa inquinato e sgambetti web contro il candidato moderato a Vienna

Las Vegas, Russiagate e Austria: la "bufala" è un veleno globale

4chan e Gateway Pundit sono rispettivamente una bacheca online che ospita messaggi anonimi e un sito di notizie politiche vicino all'alt right americana (la destra alternativa e complottista, più a destra dei repubblicani). Ieri, a poche ore dal massacro di Las Vegas, i loro lettori e frequentatori sapevano già tutto dell'identità dell'omicida: si chiamava Geary Danley, iscritto al partito democratico, sostenitore di movimenti anti Trump. La bufala, poi, ha trovato in Facebook e in Google la solita cassa di risonanza: se gli algoritmi dell'azienda di Mountain View hanno reindirizzato chi stava cercando notizie su Danley al sito di 4chan, il social network nel suo servizio «safety check», che consente nelle situazioni di crisi di dare notizie sulla propria condizione, si riferiva al terrorista come a un anti-Trump. Come non bastasse, su Facebook sono anche comparse delle pagine che blateravano su un legame tra l'omicida e i movimenti americani anti fascisti. Il cortocircuito informativo è durato poche ore, dopo le quali i giganti tech americani hanno provveduto a rimuovere i contenuti, diramando comunicazioni che spiegano quanto siano impegnati nella battaglia contro le fake news e l'odio in rete.

La sparatoria di Las Vegas è solo l'ultimo esempio del problema delle bufale e di come i social possano essere usati per veicolare falsità e influenzare gli eventi. Elliot Schrage, vice presidente Policy and Communications di Facebook, ha rivelato lunedì che nell'ambito del Russia gate ha comunicato al Congresso americano che circa 10 milioni di utenti di Facebook hanno visualizzato almeno una volta negli ultimi due anni i contenuti a pagamento promossi da account falsi che potrebbero essere legati alla Russia. Un fenomeno di difficile contenimento, su cui si è attivato il legislatore americano per far luce sui punti oscuri della campagna elettorale delle ultime elezioni presidenziali. Ma un fenomeno da relegare ai beoti americani? Che riguarda solo i demenziali cospirazionisti della destra d'oltreoceano? Non proprio: in Austria le cose non stanno andando diversamente. A Vienna, infatti, dove si andrà a votare fra due settimane, è scoppiato lo scandalo di due pagine Facebook aperte per boicottare la corsa di Sebastian Kurz, attuale ministro degli esteri e candidato del partito Övp di centrodestra. Una pagina per denigrare, una pagina per promuovere false posizioni politiche del giovane candidato. E dietro questo tentativo di inquinare la competizione elettorale è risultato esserci il Spö, il partito social-democratico dell'attuale cancelliere uscente Christian Kern. Il giovane Kurz, 31enne enfant prodige della politica austriaca, già in vantaggio secondo i sondaggi nella corsa elettorale, si trova ora la strada spianata dal tentativo di delegittimazione perpetrato dai social-democratici.

Fake news per tutti.

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