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Il leader della protesta e le elezioni (impossibili)

Il capo della rivolta degli ombrelli Wong si candida alle Distrettuali. Ma c'è il veto cinese

Il leader della protesta e le elezioni (impossibili)

A un mese dall'arresto, il quinto della sua movimentata e altrettanto giovane esistenza, Joshua Wong, leader del movimento «Demostito» anti-Pechino, ha annunciato ufficialmente la propria candidatura alle elezioni locali del prossimo novembre. È l'ennesimo colpo di scena nel braccio di ferro tra Hong Kong, che chiede l'istituzione del suffragio universale, e la Cina, che da ormai quattro mesi si trova a fare i conti con le manifestazioni di protesta nelle strade dell'ex protettorato britannico. Il 22enne Wong, già leader del «movimento degli ombrelli» del 2014, uscito di carcere nei giorni scorsi su cauzione, ha annunciato che sarà in campo alle elezioni distrettuali del 24 novembre nella circoscrizione del suo quartiere a South Horizon. «Per la nostra casa, per la nostra patria», è lo slogan adottato, a rimarcare la visione di un'ex colonia autonoma rispetto alla Cina e più legata al mondo. «Cinque anni fa, abbiamo affermato che saremmo tornati e ora siamo tornati con una determinazione ancora più forte. La battaglia davanti a noi è per la nostra casa e la nostra patria», ha detto Wong in una conferenza stampa davanti al parlamento locale.

Il suo percorso elettorale non tutto rose e fiori, e neppure così scontato, perché Wong potrebbe essere depennato persino il giorno prima del voto dall'elenco dei candidati. Spetta a Pechino l'ultima parola sulla compilazione delle liste elettorali e il governo cinese già in passato è intervenuta pesantemente «squalificando» personaggi legati a Demosisto per via del loro sostegno a favore dell'autodeterminazione. Sulla vicenda è intervenuto ieri sera il ministro degli Wsteri cinese Wang Yi, che ha ricordato in una nota che «le candidature verranno analizzate con scrupolo e caso per caso». Una possibile (quanto probabile) squalifica di Wong potrebbe trasformarsi in un boomerang per Pechino che subirebbe un nuovo slancio di proteste dei cittadini di Hong Kong.

I comizi e le manifestazioni di piazza si susseguono ogni fine settimana. Ieri, in occasione del quinto anniversario dell'avvio di Occupy Central, la protesta del 2014 sulla richiesta dei diritti che per 79 giorni tenne il centro della città sotto scacco, 300mila persone si sono radunate a Tamare Park. Migliaia di manifestanti hanno poi bloccato Harcourt Road e si sono riversati nel vicino complesso dei palazzi governativi cercando di forzare il cordone protettivo della polizia. Qualcosa di più eclatante, almeno secondo fonti vicine al movimento Demostito, potrebbe accadere martedì 1° ottobre, giorno del 70esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese. Martedì sfileranno 15mila soldati, oltre 160 aerei e 580 pezzi di equipaggiamenti militari d'alto livello a Chang'an Avenue, la principale arteria della capitale, e a piazza Tiananmen.

Non si esclude un'incursione di Demosisto a Pechino.

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