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L'esercito di baby spie di Sua maestà

Un report svela l'uso di minorenni da parte di polizia e servizi. La May: «Casi rari»

L'esercito di baby spie di Sua maestà

Vengono fatti infiltrare nelle gang criminali, tra gli spacciatori, in mezzo a possibili terroristi. Raccolgono informazioni e le passano alla polizia e all'intelligence. Tecnicamente sono definiti juvenile covert human intelligence sources. In pratica sono spie. Ma minorenni. Anzi, addirittura bambini e adolescenti: alcuni hanno 15 anni o meno. Sono le fonti di cui si serve il Regno Unito per condurre alcune indagini in materia di terrorismo, droga e bande.

A svelare la pratica è stato un rapporto di una delle commissioni della Camera dei Lord, pubblicato giovedì. I ragazzini utilizzati dalle forze dell'ordine e dai servizi segreti, come ha confermato al New York Times David Videcette, ex detective antiterrorismo della Metropolitan Police, sono spesso persone entrate in contatto con la polizia perché a loro volta coinvolte in reati o forme di estremismo. Collaborando con gli inquirenti, cercano di riscattarsi o di guadagnarsi una riduzione della pena. Le «baby spie» tornano particolarmente utili alle forze dell'ordine britanniche in questo momento, dato il boom di crimini e violenza registrato negli ultimi mesi nel Paese (+12 per cento di omicidi in Inghilterra e Galles rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso), soprattutto tra i giovani. Per questo, secondo il ministro della Sicurezza Ben Wallace, la cui posizione è riportata nel rapporto, i più piccoli «hanno un accesso unico a certe informazioni». «È difficile, ad esempio, raccogliere prove su una gang senza penetrarla con giovani sotto copertura - sono le parole del ministro contenute nel rapporto -. Solo loro possono fornire agli investigatori una visione dall'interno più ampia e possono capire come i membri del gruppo comunicano tra di loro».

La portavoce della premier Theresa May ha minimizzato la pratica, spiegando che viene usata «molto raramente e solo in situazioni di grande necessità». Ma intanto il ministero dell'Interno vorrebbe estendere da uno a 4 mesi la durata del periodo in cui le «baby spie» possono essere impiegate. Questo per due motivi: eliminare l'obbligo di rinnovare le autorizzazioni «nel caso in cui l'infiltrato non sia stato in grado di portare a termine il compito entro il mese» ed evitare di mettergli addosso troppa «pressione», come si legge nella corrispondenza tra il dicastero e la Camera dei Lord pubblicata nel rapporto. In pratica, come ha spiegato il ministero, la modifica permetterebbe alle forze dell'ordine di usufruire più facilmente di questa risorsa.

Non la pensano così, però, né i Lord né le associazioni che si occupano di infanzia e diritti umani. «Siamo preoccupati che permettere a un giovane di partecipare ad attività sotto copertura legate a reati gravi per un periodo esteso di tempo possa avere conseguenze sul loro benessere mentale e fisico», ha detto il presidente della commissione che ha stilato il rapporto, l'ex ministro conservatore David Trefgarne.

«Arruolare bambini come soldati ed esporli intenzionalmente a giri di terrorismo, criminalità e prostituzione, potenzialmente senza il consenso dei genitori, va contro gli obblighi del governo in tema di diritti umani, secondo cui i bambini devono essere messi al centro delle decisioni che li riguardano», è intervenuta l'organizzazione Rights Watch.

Altre associazioni sostengono che la decisione di autorizzare l'uso di minori non debba essere lasciato solamente a polizia e servizi di sicurezza.

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