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L'Europa bacchetta l'Austria e boccia il patto con la Libia

Lettera di Juncker: "Vanno accolti i 1.900 migranti". Respinto il piano italiano di intese con i Paesi africani

L'Europa bacchetta l'Austria e boccia il patto con la Libia

Roma - L'immigrazione continua a causare tensioni in un'Europa che mostra la sua doppia faccia. La Commissione europea richiama l'Austria a rispettare gli impegni sui ricollocamenti dei profughi. Mentre il Parlamento Ue approva, per pochi voti, una risoluzione contro i «migration compact», gli accordi con i Paesi d'origine dei migranti soprattutto in Africa per bloccare gli imponenti flussi verso il continente. Uno stop alla politica sostenuta dall'ex premier Matteo Renzi e proseguita dal governo Gentiloni.

Mentre Italia e Grecia continuano a essere sotto pressione per l'afflusso di stranieri in fuga dalle guerre o a caccia di un lavoro, tra gli altri Paesi europei ben pochi si attengono ai patti. Il piano di redistribuzione di 160mila richiedenti asilo arrivati dal settembre 2015 nel nostro Paese e in Grecia prevede che l'Austria ne accolga poco più di 1.900, mentre per la Commissione nessuno dei quasi 27mila migranti finora ricollocati è arrivato nel Paese. Vienna, però, sostiene di avere accolto un numero di richiedenti asilo (90mila nel 2015 e 30mila nel 2016) addirittura superiore all'Italia, in percentuale alla sua popolazione di 8 milioni e mezzo. E il cancelliere austriaco Christian Kern a fine marzo ha chiesto un'esenzione da nuovi ricollocamenti, affermando che la quota di 1.900 era già stata raggiunta tenendo conto degli ingressi illegali.

Ora però il presidente Jean Claude Juncker gli scrive una lettera molto dura e in tedesco, per essere sicuro di essere ben capito: «Confido che l'Austria adempia agli obblighi di legge e avvii il ricollocamento dei richiedenti asilo dall'Italia e dalla Grecia». Il numero uno della Commissione dice di comprendere le «preoccupazioni» del cancelliere per i flussi di migranti illegali, ma gli ricorda che i controlli sono migliorati con la nascita dell'Agenzia europea delle guardie costiere e delle guardie di frontiera e con gli hotspot in Italia e Grecia, che sono «pienamente operativi». Il messaggio di 3 pagine è chiaro: «La Commissione - scrive Juncker - è pronta a discutere come assistere le autorità austriache, affinché adempiano gradualmente ai loro obblighi. Naturalmente terremo conto della solidarietà che l'Austria ha dimostrato in passato».

A quel gradualmente si appiglia il cancelliere Kern (socialdemocratici), che vede ancora «margini di manovra» per opporsi agli arrivi. Mentre il ministro degli Interni Wolfgang Sobotka (popolari) assicura di voler avviare il programma di ricollocamento dei 1.900 profughi. «Siamo giuridicamente vincolati a rispettare l'accordo europeo e lo faremo», dice il suo portavoce. Posizioni diverse, che si spiegano anche con il clima per le elezioni politiche dell'anno prossimo, con un governo preoccupato di lasciare armi alla destra xenofoba di Fpoe.

«La ridistribuzione - avverter Juncker - è espressione di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità. Per questo è necessario il coinvolgimento attivo di tutti gli Stati membri. E il tempo a disposizione non è molto». Entro settembre 2017, infatti, Bruxelles vuole che il piano di distribuzione sia attuato.

Sull'altro fronte, quello della prevenzione, arriva il freno ai progetti-pilota nei Paesi africani, seguiti in prima persona dall'Alta rappresentante Ue per gli Esteri Federica Mogherini. Con 333 sì, 310 no e 46 astensioni passa all'Europarlamento la risoluzione che chiede una soluzione «globale» al fenomeno e condanna la mancanza di trasparenza sui «migration compact», che l'Ue sta negoziando con paesi terzi. Per i deputati gli aiuti europei dovrebbero essere concessi senza condizioni e gli accordi non devono incentivare gli stati d'origine «a cooperare alla riammissione dei migranti irregolari o dissuadere con la coercizione le persone dal mettersi in viaggio, oppure fermare i flussi diretti in Europa». Il Parlamento Ue vuole un «regime di governance multilaterale», più cooperazione con organismi Onu, banche multilaterali di sviluppo e organizzazioni regionali, e una politica comune europea basata su diritti umani e solidarietà tra gli Stati membri.

Inoltre, sostiene la campagna «Together» delle Nazioni unite per ridurre la percezione negativa di rifugiati e migranti.

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