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Via libera al siero anti Ebola. Ma è finito

L'Organizzazione mondiale per la sanità autorizza ZMapp, ancora sperimentale: servono mesi per produrlo

Via libera al siero anti Ebola. Ma è finito

Sono oltre mille le vittime di Ebola, il virus che dilaga da marzo in Africa occidentale. Un numero troppo alto di morti per far spallucce «perché tanto in Occidente non ci sono infettati». Purtroppo, se non spunta fuori un farmaco miracoloso, questa piaga potrebbe trasformarsi in una pandemia di fronte alla quale anche i governi sono in allerta. Soprattutto perché c'è solo un prodotto americano sperimentale a dare qualche speranza. Ma che è attualmente esaurito, proprio mentre l'Oms ha dato il via libera alla sua somministrazione per un «dovere morale» e una questione di «etica». Del resto, ZMapp, così si chiama la fiala miracolosa, non sempre funziona. Ha salvato la vita a due sanitari americani evacuati negli Usa, dopo essere stati contagiati in Liberia. Ha invece fallito su un missionario spagnolo di 75enne che aveva contratto Ebola in Liberia, deceduto nonostante avesse ricevuto il siero statunitense. ZMapp, del resto, presenta ancora molte incognite perché non è mai stato studiato sull'essere umano. È formato di anticorpi monoclonali che si legano a proteine presenti sulla superficie del virus di Ebola. In pratica al paziente si fornisce, attraverso il farmaco, una risposta immunitaria preconfezionata (ottenuta da animali infettati col virus) contro il patogeno. Il fattore tempo nella somministrazione sembra determinante. Sperimentato sulle scimmie infettate col virus, il farmaco si è mostrato efficace solo se iniettato entro 48 ore dal contagio. Dopo questa finestra temporale, non si salvano neppure le scimmie. C'è incertezza clinica, dunque. Anche, se vista l'emergenza, l'Oms ha già dato via libera alla sua diffusione.

«È etico – si legge nel comunicato - offrire profilassi non testate la cui efficacia debba essere ancora dimostrata così come eventuali effetti collaterali negativi, come potenziale trattamento o procedura di prevenzione».L'Oms punta su Zmapp, dunque, ma la beffa è che la società che lo produce ha già «esaurito le scorte». Forse serviranno mesi per una produzione di massa. Nel frattempo bisogna usare gli antivirali che ci sono sul mercato e porsi la domanda: perché a volte ZMapp funziona e a volte fa cilecca? «Dipende dalla gravità della situazione e dal dosaggio che è stato fatto del farmaco», spiega il virologo Fabrizio Pregliasco.

«Di questo farmaco non si conoscono gli effetti collaterali né il dosaggio giusto – premette l'esperto – Si sa solo che aiuta il sistema immunitario del soggetto a reagire alla malattia e il suo successo dipende della gravità dei danni che Ebola ha già causato nel paziente, perché il virus altera le piastrine e provoca emorragie, trombosi e danni renali ed epatici». Insomma ZMapp è tutta una scommessa. Nel frattempo contro Ebola ci sono solo antivirali, in particolare la Ribavirina, usata per le epatiti, poi dialisi e sostegno delle funzioni vitali. Tutti interventi medici sofisticati che difficilmente si trovano negli ospedali di alcune zone rurali africane. Ma la diffusione del virus a livello mondiale, per Pregliasco, è un'ipotesi ancora remota. «La malattia si trasmette con il contatto diretto con la persona, con i fluidi biologici, sangue feci, e a malattia conclamata. Questo significa che mentre in Africa potrebbe avvenire una carneficina, i casi sporadici che arrivassero in Occidente si potrebbero contenere senza allarmismi».

«In pratica, ammette l'esperto - Il rischio che Ebola possa diffondersi c'è, perché rispetto al passato è meno letale ed è più facile che le persone colpite si muovano e facciano da untori. Per questo bisogna attrezzarsi, lanciare l'allerta mondiale per individuare casi importati ed evitare la diffusione: se controlliamo la malattia e non la facciamo diffondere, questa si spegne come un fuoco».

Il messaggio di speranza cozza con le cifre che mettono i brividi: l'Oms parla di oltre mille vittime dall'inizio dell'epidemia. L'ultimo bollettino parla di 1.013 decessi e di 1.848 casi , le ultime 52 vittime, tra il 7 e il 9 agosto, sono state rilevate in Guinea, in Liberia, in Sierra Leone, mentre nessun nuovo caso in Nigeria. Fuori dal suolo africano solo falsi allarmi.

Ma ad Istanbul sono in corso accertamenti sulla passeggera nigeriana di un aereo di linea turco proveniente da Lagos che ieri ha scatenato il panico quando ha sviluppato una febbre molto alta durante il volo.

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