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L'India sceglie l'uomo forte Modi vince e si tiene il Paese

Populista, anti-islam e vicino alla maggioranza indù. Il leader del Bjp potrà governare per altri cinque anni

L'India sceglie l'uomo forte Modi vince e si tiene il Paese

Delhi - Ieri si è concluso il lungo processo elettorale per il rinnovo della Camera Bassa del parlamento indiano e il partito di governo BJP del primo ministro uscente Narendra Modi ha ottenuto una vittoria travolgente. A spoglio ancora in corso, già nel pomeriggio di ieri le previsioni di commentatori e analisti che davano favorito il BJP sono state confermate da un tweet di vittoria di Modi stesso. Un risultato riconosciuto anche dal principale leader dell'opposizione Raul Gandhi, erede di una delle storiche casate politiche indiane, che è esce dal confronto con le ossa rotte: non solo non ha impensierito Modi ma anche perso il seggio «di famiglia» nello stato dell'Uttar Pradesh. Un risultato complessivo che ha molto sorpreso nella sua portata: Modi porta a casa poco più di 300 dei 543 seggi della Camera Bassa, assicurandosi la maggioranza assoluta in parlamento per i prossimi 5 anni di governo. Un successo che migliora la travolgente vittoria elettorale del 2014, quando il BJP ottenne la maggioranza dei seggi, ma con un margine minore.

Le elezioni che si sono appena concluse sono state per molti versi straordinarie. Innanzitutto nelle cifre. I media indiani lo hanno ripetuto spesso, l'India è la più grande democrazia al mondo. E in punta di numeri non si può dar loro torto. I votanti sono stati 900 milioni, le elezioni si sono tenute dall'11 aprile al 19 maggio, a seconda dello stato. Rispetto al 2014 i nuovi aventi diritto al voto sono stati circa 80 milioni, che è come dire la popolazione della Germania. Uno sforzo logistico e amministrativo titanico, che ha portato le urne nei posti più remoti di un paese immenso, mettendo anche a disposizione servizi di trasporto per chi doveva recarsi alle urne nel villaggio vicino (per legge il seggio non può distare più di 2 chilometri dall'abitazione dell'elettore). I dati sulla partecipazione al voto confermano un trend in aumento rispetto alle precedenti tornate: non solo la partecipazione femminile è in sensibile miglioramento - segnale importante in un paese ancora fortemente maschilista - ma è anche stata la prima volta dei transgender in quanto tali, il cui status anagrafico è stato riconosciuto dalla Corte Suprema con un pronunciamento del 2014.

Un secondo elemento di straordinarietà è la figura di Narendra Modi. Queste elezioni sono state definite come un referendum sul primo ministro uscente, figura forte ma divisiva che ha danzato sulle fratture etniche e religiose del subcontinente. Al governo del paese dal 2014, ha saputo accreditarsi come leader protettore della maggioranza indù, le cui frange più intransigenti vedono con timore la minaccia culturale e demografica rappresentata dalla minoranza islamica. Chiedeva altri 5 anni Modi per portare avanti il suo programma di riforme. Molte delle promesse economiche del 2014 non sono state mantenute, la disoccupazione è salita oltre il 7 per cento, la produzione industriale rallenta, le condizioni delle decine di milioni di contadini che affollano le campagne indiane stanno peggiorando, il Gange rimane soffocato dall'inquinamento. Ciononostante, la sua retorica nazionalistica corroborata anche dalla gestione della recente crisi col Pakistan, con raid aerei indiani oltre confine dopo un attacco terroristico costato la vita a oltre 40 indiani, ha convinto la maggioranza del paese a riconsegnarli le chiavi del potere, passando sopra i suoi insuccessi economici. La sua popolarità ha di molto superato quella del suo stesso partito, facendo da traino alla vittoria del BJP. Nelle analisi politiche, molti elettori hanno confermato che il loro voto non è andato al partito ma a Modi stesso: senza di lui la loro scelta elettorale sarebbe stata diversa.

Subito dopo la vittoria di ieri, messaggi di congratulazioni sono stati inviati a Modi da tutto il mondo. Fra i molti, anche il leader del Pakistan Imran Khan si è detto fiducioso di poter lavorare con il riconfermato primo ministro indiano per il raggiungimento della pace e della prosperità dei loro paesi.

La tensione fra le due potenze nucleari rimane alta, la normalizzazione dei loro rapporti è in cima alla lista dell'agenda estera di Modi.

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