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L'infermiera che vince tutti i concorsi per amore

Ha vinto 7 bandi e ha rinunciato a cinque posti solo per un sogno: "Lavorare vicino al mio Salvo"

L'infermiera che vince tutti i concorsi per amore

«Chi sia accontenta gode» è un proverbio non condiviso da Daniela Sanzio. L'infermiera trentenne laureata a Messina con 110 e lode, ha girato tutto il Nord, ha vinto sette concorsi pubblici in sette anni e ha rinunciato a cinque posti di lavoro. Tutto per amore.

Per questa parola magica la nostra eroina si è sciroppata centinaia di ore in treno, in frecce varie e regionali, ha scavalcato migliaia di concorrenti a botte di quiz senza un errore e si è sempre piazzata ai primi posti nelle classifiche dei concorsi nazionali.

E nonostante il posto fisso assicurato in prestigiosi ospedali Daniela faceva spallucce. E andava avanti. Fino a qualche mese fa. Quando si è piazzata sulla vetta al concorso con 5mila candidati per un posto di infermiere nella Asl di Parma.

E ora, assunta in ematologia all'Ospedale Maggiore, ha accantonato libri e dispense, perché ha raggiunto l'obiettivo: vivere con il suo grande amore, Salvatore, Salvo per gli amici. «Siamo tutti e due di Gela, l'ho conosciuto a sedici anni e da allora non ci siamo più lasciati. Abbiamo già comprato casa e ci sposeremo il prossimo agosto», dice sognante Daniela: «I figli? Quelli che arrivano, non ci poniamo limiti».

Obiettivo raggiunto, dunque. Ma nessuno le ha mai fatto sconti. «A 23 anni, subito dopo la laurea, ho partecipato a molti concorsi, alcuni molto difficili ricorda Daniela . C'erano sempre migliaia di candidati però sono riuscita a vincerli tutti: Lecco, Venezia, Firenze, Siena, Empoli, Imola, Fidenza, Piacenza. Molte sedi le ho scartate perché troppo lontane. Ho accettato il posto di Belluno solo per cominciare a lavorare. Ma Salvo lo vedevo poco. Tra l'altro avevo vinto anche una borsa di studio per un master in coordinamento a Pisa e per un anno ho seguito anche quello (sette ore di treno infrasettimanali). Tra turni e viaggi in treno non ci restavano che le briciole. Così, appena ho superato il test a Piacenza mi sono trasferita. E ho lavorato per 4 anni in ematologia del centro trapianti dotato di un sistema informatizzato molto all'avanguardia».

Lì, racconta Daniela, non ci sono medicinali prescritti su un foglio di carta ma sono programmati con il computer. Una scelta vincente. «Quando somministri i farmaci con questo sistema gli errori nella terapia sono quasi pari a zero. A Belluno, invece, avevamo il cartaceo e se i medici si dimenticavano di scrivere un dosaggio bisognava rincorrere il responsabile con perdita di tempo e a scapito della sicurezza».

A Piacenza Daniela aveva trovato il posto di lavoro dei suoi sogni e un bel gruppo di amici. Ma per amore ha scelto la vita da pendolare. «Con la neve o con la pioggia io montavo in bicicletta e arrivavo alla stazione. Con il Frecciabianca impiegavo 34 minuti, con i regionali 40-45. Poi c'erano gli scioperi, i ritardi...».

Quest'estate il calvario è finito. è arrivato il concorso della salvezza. «Studiavo in treno e di notte. Ma ce l'ho fatta dice soddisfatta Daniela -. Anche qui a Parma lavoro in ematologia, un posto di gioie e dolori. Alcune volte si salvano vite, altre situazioni non lasciano scampo e ti porti dietro la tristezza fin dentro casa. Ma il lavoro è meno pesante se lo fai con amore. I pazienti a volte mi chiamano il mio angelo e questo spazza via tutta la stanchezza».

Il suo più bel ricordo? «Un giovane di 17 anni con una leucemia, era in reparto a Piacenza e l'ho incontrato per caso qui a Parma. È in gran forma, frequenta l'università.

Avrà un futuro».

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