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L'infibulazione uccide due sorelline

Avevano 10 e 11 anni, fatale un'emorragia: mamma ha cercato di salvarle

L'infibulazione uccide due sorelline

Aasiyo aveva 10 anni, sua sorella Khadija, uno in più. Sono morte dissanguate, vittime di una delle pratiche più aberranti praticate in molti Paesi del terzo mondo, l'infibulazione. É accaduto lo scorso 11 settembre nell'area rurale di Arawda, nello stato somalo del Puntland. La terribile testimonianza è stata raccolta e raccontata ieri alla Cnn da Hawa Aden Mohamed, un'attivista che si batte contro le mutilazioni genitali femminili. La direttrice del gruppo per i diritti delle donne della Somalia, il Galkayo Education Centre for Peace and Development, ha rivelato che le due bambine sono state sottoposte al brutale intervento di circoncisione all'alba di martedì scorso, e che sono decedute per via dell'emorragia mentre la madre tentava di portarle in un centro sanitario. «Purtroppo sono arrivate in ospedale prive di vita - ha raccontato la donna - per noi che ci battiamo da anni contro questa pratica medievale la morte di Aasiyo e Khadija ha il sapore di una sconfitta. Il governo di Mogadiscio ci aveva dato delle garanzie, aveva promesso di combattere radicalmente il fenomeno, ma nulla sta cambiando». Il decesso è arrivato esattamente due mesi dopo che il governo aveva promesso di aprire un processo sulla morte di una bambina di 10 anni, sempre per una mutilazione fatale. Era stato il vicepremier Mahdi Mohamed Guled a ricordare che Deeqa, questo il nome della precedente vittima, «non è morta invano. La nuova legge è pronta per essere approvata. Queste cose non devono più succedere nel 21esimo secolo perché non sono parte della nostra religione o cultura». Eppure è accaduto ancora, e molte altre vittime non hanno un nome solo perché non esiste modo per accedere nelle zone sperdute della Somalia e toccare con mano l'orrore perpetrato.

L'infibulazione è un tentativo di conferire alle donne uno status di inferiorità, marchiandole con un segno che le svaluta ed è un continuo ricordar loro che sono «solo donne», inferiori agli uomini, che non hanno alcun diritto sui propri corpi o ad una realizzazione fisica o della persona. Normalmente la pratica avviene all'indomani del primo ciclo mestruale. Ancora oggi è diffusa in almeno 27 Paesi africani e in alcuni della fascia araba e del sud-est asiatico. «Un uomo nato in un paese dove la mutilazione sessuale è pratica comune, non sarà mai disposto a sposare una donna che non sia infibulata o perlomeno circoncisa», ha rivelato l'attivista del Galkayo Education Centre. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 140 milioni le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale.

L'Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno è più diffuso, con 92 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime della pratica.

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