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Londra: "È in Russia il laboratorio del gas". E Skripal ora sta meglio

Londra: "È in Russia il laboratorio del gas". E Skripal ora sta meglio

Il caso dell'avvelenamento con il gas nervino dell'ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia, avvenuto lo scorso 4 marzo nella città inglese di Salisbury, si è ormai trasformato in una battaglia di propaganda. La Gran Bretagna attacca, forte del sostegno dei suoi alleati occidentali che hanno espulso complessivamente 150 diplomatici/spie russe in segno di solidarietà. E la Russia, accusata di responsabilità diretta in un caso di spregiudicato tentativo di omicidio su suolo britannico che tanto ricorda quello di Aleksandr Litvinenko nel 2006, sceglie il ruolo della vittima, pretendendo che sia Londra a giustificare l'accaduto. Due giorni fa l'indagine condotta in Inghilterra ha concluso che il nervino usato a Salisbury è certamente del tipo novichok creato dai russi, salvo non specificare in quale laboratorio. Tanto è bastato alla Russia e ai suoi sostenitori all'estero per sostenere che l'intero castello di accuse britannico costruito contro di lei non starebbe in piedi. Ieri il Times ha rilanciato rivelando che non solo il laboratorio militare russo è stato identificato - sarebbe quello di Shikhany a sud-est di Mosca - ma che le prove relative sarebbero state mostrate agli alleati europei e della Nato e sarebbero state alla base della loro decisione di sanzionare collettivamente la Russia.

Nel frattempo, l'ospedale di Salisbury ha fatto sapere che non solo Yulia Skripal sta meglio e recupera forze, ma anche suo padre migliora e non è più in condizioni critiche. Mosca ora insiste sul fatto che se gli Skripal stanno meglio significa che il gas novichok non è letale come si pretende in Occidente. Fingendo di ignorare che il destino delle vittime è legato alla quantità e alla modalità di assunzione della dose.

La battaglia verbale continua anche all'Onu. L'ambasciatore russo Vassili Nebentzia ha accusato Londra di «giocare col fuoco» e l'ha minacciata: «Ve ne pentirete».

Dall'altra parte, l'ambasciatrice britannica Karen Pierce ha ironizzato sui russi paragonandoli a «incendiari diventati pompieri», e ha sottolineato che in questo caso «gli incendiari arrivano a pretendere di svolgere loro le indagini sull'incendio da loro stessi appiccato».

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