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L'operazione Marita, quando nel 1941 Berlino invase la Grecia

L'intreccio che lega i due Paesi è lungo e tormentato. Gli ellenici vedono la Germania efficiente e saccente, non c'è amore ma stima

L'operazione Marita, quando nel 1941 Berlino invase la Grecia

Lo scontro incruento ma furibondo tra la Grecia in pericolo di default e la Germania in vena di durezze conclude, per il momento, un lungo e tormentato intreccio storico. Tedesco fu, dopo che la Grecia nacque come stato moderno, il suo primo re,un certo Ottone di Wittelsbach che era un principe bavarese che aveva come doti l'arroganza e la stupidità. Ottone I pretese d'imporsi ai greci ignorando i loro sentimenti e i loro slanci nazionalistici, dispose che le leggi avessero testi bilingui, in tedesco e in greco, fu spazzato via da moti popolari e rimpiazzato dal principe Guglielmo, uno dei molti figli del prolifico re di Danimarca. Ma l'influenza tedesca restò forte, e lo divenne ancor più quando sua maestà Costantino, divenuto re per successione dinastica, sposò una sorella del kaiser. Anche per questi motivi familiari nella prima guerra mondiale Costantino parteggiò per gli imperi centrali-si sarebbe accontentato anche della neutralità-e fu vittoriosamente combattuto dal repubblicano Eleuterio Venizelos, schierato con l'Intesa. Costantino fu cacciato temporaneamente, ma riebbe il trono grazie a un golpe e si avventurò in una offensiva disastrosa contro il ruggente Kemal Ataturk, leader dei turchi. Un milione di profughi, su cinque milioni di abitanti, si riversò in Grecia.

La monarchia recuperò tuttavia un'ennesima volta il potere grazie al generale Ioannis Metaxàs. Un uomo che ammirava i tedeschi, che si era militarmente formato in Germania, che imitava Mussolini e che fu attaccato dallo stesso Mussolini che voleva una guerricciola tutta sua e una vittoriuccia da opporre a quelle memorabili di Hitler.

L'ultimatum ad Atene fu presentato il 28 ottobre 1940, ma non per deliberata volontà di celebrare così l'anniversario della marcia su Roma. La data inizialmente fissata era il 26,ci fu un rinvio di due giorni per le insistenze degli incapaci comandanti militari italiani. Quel 28 ottobre a Firenze i due dittatori s'incontrarono, e un Mussolini baldanzoso propinò al collega la sorpresa della guerra alla Grecia. Hitler ne fu fortemente contrariato, ma non lo diede a vedere. Ancor più contrariato fu nella primavera successiva quando apparve chiaro che le truppe italiane, respinte entro i confini albanesi, non avrebbero mai sfondato. A quel punto la Germania ritenne di dover intervenire nel bubbone balcanico e lo fece alla sua maniera predatoria, con l'operazione Marita.

I greci si arresero volentieri ai tedeschi, bastava loro la vittoria morale sugli italiani. Al Duce dopo la pace venne lasciata la consolazione, se consolazione era, di presidiare territori nei quali poco dopo cominciò a divampare la lotta partigiana: con feroci rese dei conti, durante l'occupazione, tra serbi e croati e con la guerra civile che dopo la pace gli andartes, i guerriglieri comunisti, scatenarono contro i governi moderati. Hitler nei mesi del suo tramonto, quando la sconfitta appariva già certa, recriminò sovente per l'iniziativa mussoliniana. In Grecia e nei Balcani lamentò d'avere perso un mese e di un mese avere ritardato l'attacco all'Urss. L'inverno colse le sue armate prima che raggiungessero Mosca.

Mi sono dilungato - forse troppo - raccontando questi antefatti, perché le odierne semplificazioni settarie sono figlie di remote complicazioni. La sinistra di Tsipras ha voluto riproporre, con l'oki del referendum e con i suoi slogan barricaderi duelli antichi tra un re bavarese e la nuova Hitler si chiude un cerchio. Abbasso chi è contro la democrazia, abbasso i tedeschi affamatori, abbasso i poteri demopluto capitalistici, alleati nel voler schiacciare un popolo fiero e indipendente. Un entativo, quello di Tsipras, di resuscitare il passato per superare le difficoltà del presente. Frau Merkel è stata contemporaneamente indicata come erede del perfido nazismo e come erede di quel l'odioso comunismo nel quale visse e crebbe. Il tentativo non è riuscito, non poteva riuscire perché il mondo è cambiato. Non c'è un vilain da umiliare. C'è un debito da affrontare. Una volta di più i greci non amano i tedeschi, li vedono efficienti e saccenti.

Non li amano ma li stimano.

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