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Lotito indagato per tentata estorsione

Il presidente della Lazio accusato di pressioni su dirigenti della Lega Pro per far approvare i bilanci

Lotito in Norvegia e De Rossi non apprezza e non lo manda a dire
Lotito in Norvegia e De Rossi non apprezza e non lo manda a dire

Un consistente numero di società di Lega Pro (l'ex serie C) vittime di «un meccanismo intimidatorio» finalizzato ad acquisire il consenso rispetto all'attuale dirigenza. Ma anche «presunte pressioni» ricevute da molti dirigenti per costringerli a votare l'approvazione di bilancio in senso favorevole alle sue richieste, allo scopo di acquisire una posizione di forza in Figc, Lega A e in quelle minori a vantaggio anche dei suoi club, Lazio e Salernitana. Accuse pesanti per Claudio Lotito, da ieri indagato per tentata estorsione dalla Procura di Napoli.

Ieri a Roma gli uomini della Digos hanno avuto effettuato diverse perquisizioni: lunghissima quella in Federcalcio, dove è stato ascoltato anche il presidente Tavecchio come persona informata dei fatti, che ha fornito piena collaborazione; più veloci quelle negli uffici e nella casa di Lotito, oltre che nel centro sportivo di Formello, dove sono stati raccolti dei documenti; dovuta quella nella sede della Lega Pro a Firenze.

Cosa cercavano gli agenti? Prove per l'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e delegata a un pool di sostituti composto da Vincenzo D'Onofrio, Danilo De Simone, Stefano Capuano (quest'ultimo si occupò di Calciopoli) e Vincenzo Ranieri. Un'inchiesta partita dalla famosa telefonata tra Lotito e Pino Iodice, divulgata a metà febbraio dall'allora dg dell'Ischia: nel colloquio, finito in rete e poi sui tavoli dei pm napoletani per la denuncia del dirigente campano, si parlava di diritti tv e della paura che squadre provinciali come Carpi e Frosinone finissero in A (cosa avvenuta...), del programma lotitiano per rimettere in sesto la Lega Pro, di alcuni personaggi delle istituzioni del calcio, ma soprattutto di questioni economiche. E proprio quelle hanno acceso l'attenzione della Procura di Napoli, che ora hanno iscritto nel registro degli indagati il presidente di Lazio e Salernitana, nonchè consigliere federale, con presunte erogazioni di finanziamenti a società della Lega Pro in cambio dell'appoggio alla elezione di Macalli a presidente (anche se la Figc ha precisato che non eroga contributi federali ad alcuna società professionistica e quest'anno non ha erogato alcun contributo nemmeno alle Leghe). Macalli nel frattempo è stato inibito per 4 mesi a proposito della vicenda Pergocrema e della registrazione dei marchi sportivi e che a proposito di una perquisizione nei suoi uffici in Figc ha commentato ironicamente: «Io in Federcalcio non ho neanche un gabinetto....».

«Da mesi sono oggetto di una campagna diffamatoria e calunniosa il cui fine è indubbiamente quello di ostacolare l'opera di risanamento del calcio - così Lotito all'Ansa -. Ho la massima fiducia nella magistratura e confido che chiarisca la mia posizione al fine di trasformare i miei accusatori in accusati».

Parallelamente all'inchiesta giudiziaria viaggia quella sportiva del procuratore Figc Stefano Palazzi. Che aveva chiesto e ottenuto dal superprocuratore Coni, il generale Cataldi, altri 40 giorni di proroga alle indagini che chiuderà alla fine di giugno. Palazzi voleva infatti appurare se le parole di Lotito con Iodice avevano avuto poi un seguito. Lo stesso n.1 della Lazio aveva denunciato alla Procura di Roma il dg dell'Ischia per calunnia e diffamazione e probabilmente aveva già sporto denuncia contro ignoti per tentata estorsione. Lotito si è sempre proclamato innocente e a chi gli ventilava l'ipotesi di un deferimento di Palazzi (poi arrivato) rispose: «E perchè mai? Andate a risentire tutto l'audio, tutto...».

I pm di Napoli lo hanno fatto e sono andati anche oltre.

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