Guerra in Ucraina

L'Ue "chiude" i cieli a Lavrov. Dal Cremlino ira e minacce: "Atto ostile, lesa sovranità"

Tre Paesi balcanici Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro negano il diritto di attraversare i loro cieli e il ministro degli Esteri russo deve rinunciare al programmato viaggio aereo ufficiale a Belgrado

L'Ue "chiude" i cieli a Lavrov. Dal Cremlino ira e minacce: "Atto ostile, lesa  sovranità"

Tre Paesi balcanici Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro negano il diritto di attraversare i loro cieli e il ministro degli Esteri russo deve rinunciare al programmato viaggio aereo ufficiale a Belgrado. Sergei Lavrov, che era atteso ieri in Serbia per cementare incontrando il presidente Aleksandar Vucic un rapporto più che amichevole con un Paese che pure si trova nella lista degli aspiranti all'adesione all'Unione europea, l'ha presa malissimo. «È accaduto l'inconcepibile ha detto senza un filo d'ironia l'uomo che condivide con Vladimir Putin la responsabilità dell'aggressione militare russa all'Ucraina, il cui scopo ultimo è la cancellazione pura e semplice di quel Paese indipendente -: si è trattato della privazione a uno Stato sovrano di svolgere la propria politica estera».

Si tratta in realtà, come ha spiegato una fonte di Bruxelles, della coerente applicazione dell'attuale politica dell'Unione europea di chiusura dei propri cieli agli aerei russi, parte di un programma sanzionatorio deciso dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Lo stesso Lavrov è sotto sanzioni in quanto promotore dell'attacco all'Ucraina e sistematico disinformatore. Non c'è nulla di nuovo né di sorprendente: lo stesso Alto rappresentante della politica estera dell'Ue Josep Borrell (il «ministro degli Esteri» di Bruxelles) ha più volte ribadito l'esortazione agli Stati membri ad applicare le sanzioni contro la Russia. La Bulgaria lo fa in quanto Paese membro a tutti gli effetti, mentre Macedonia del Nord e Montenegro in qualità di candidati all'ammissione nell'Unione. Proprio come la Serbia, che però nonostante l'invasione russa dell'Ucraina segue una politica di aperta vicinanza con Mosca (oltre che con la Cina di Xi Jinping).

Rimane il fatto che per Putin si è trattato di uno smacco bruciante. Un gesto, quello della chiusura degli spazi aerei al volo della delegazione guidata da Lavrov, che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito «un atto ostile contro il nostro Paese che potrebbe creare problemi». Mosca potrebbe reagire, come propone il numero due della Commissione esteri del Senato russo Vladimir Djabarov, tagliando ai tre Paesi balcanici le forniture di gas russo. Lavrov, in una conferenza stampa online successiva alla mancata partenza per Belgrado, ha ringhiato contro «i burattinai di Bruxelles che non hanno voluto concederci un altro forum per parlare del partenariato strategico e del rapido sviluppo delle nostre relazioni bilaterali con la Serbia», oltre che per «esporre e riaffermare la posizione della Russia sulle questioni del Kosovo e della Bosnia-Erzegovina».

Sempre dimostrando la sua completa mancanza di senso del ridicolo, il capo della diplomazia russa ha anche lamentato come a suo avviso l'Occidente «stia dimostrando chiaramente di non avere scrupoli ad applicare metodi impropri per mantenere la pressione» su Mosca. Nella stessa occasione, ha accusato in tutta serietà l'Ucraina che da 104 giorni è ininterrottamente sotto le bombe russe di rifiutarsi di avere colloqui con gli emissari russi «per soddisfare le richieste della leadership anglosassone del mondo».

E sì che ha aggiunto sempre seriamente «da un mese e mezzo eravamo pronti a lavorare con onestà sulla base delle proposte presentate dai colleghi ucraini»: il dubbio che nel frattempo la Russia stia usando nei confronti dell'Ucraina metodi di pressione assai più che impropri non pare sfiorare il ministro degli Esteri di Putin.

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