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Macron teme brutte sorprese: tra i gollisti tentazioni di destra

Il centrista conta sul "muro antifascista" per vincere al ballottaggio, ma non solo a sinistra molti già si sfilano

Macron teme brutte sorprese: tra i gollisti tentazioni di destra

L'onda di consensi ricevuti da Emmanuel Macron potrebbe infrangersi su alcuni scogli, e in due settimane cambiare lo scenario che sembrava così ben delineato. Il leader di «En Marche!», tuttora in vantaggio sulla concorrente nazionalista nei sondaggi, non sembra infatti raccogliere le simpatie di una parte di elettorato gollista, che ha iniziato a farlo presente. Il popolo della destra repubblicana si era visto indirizzato da uno sconfitto Fillon in favore dell'europeismo di Macron, ma il giorno seguente è arrivata l'espressione di pancia del partito gollista: caro leader, le tue parole contano ormai come quelle di un qualunque militante, la sintesi dell'ufficio politico.

Su Twitter è cresciuto il malcontento per l'indicazione di far fronte repubblicano e potrebbe erodersi di parecchio il 20% di voti gollisti che Macron sente virtualmente suoi. Esiste infatti una parte dei Républicains pronta a virare sulla Le Pen. «Ci sono delle discussioni, soprattutto al livello locale», ammette anche il vicepresidente del Front National e deputato europeo Louis Alliot. Per questo «stiamo mettendo a punto riunioni pubbliche e incontri, soprattutto in quella Francia rurale, popolare, tentata dal voto per Le Pen», ribattono dall'entourage di «En Marche!», per evitare sorprese.

Quella che sembrava una pura formalità, un rigore a porta vuota, è ancora una campo da percorrere per Macron. Una campagna viva, intensa, da giocare, che a undici giorni dal voto può ancora lasciar sperare il Front National, lasciando quantomeno vivo il dubbio. Sarà davvero l'enfant prodige il nuovo presidente della Repubblica?

Jean-Luc Mélenchon si è rifiutato espressamente di fare barriera a Le Pen (come aveva fatto invece nel 2002 contro il padre), spiegando di non aver ricevuto alcun mandato dai 7 milioni e più che lo hanno votato al primo turno. Né dai 450mila militanti che stanno partecipando alla consultazione online della Francia Ribelle. Perfido e ironico come solo lui sa essere, ha ricordato ai socialisti quanti elettori Ps abbiano scelto la sua estrema sinistra. E non pare disposto a lasciare che un simile risultato venga regalato al buio al primo firmatario della contestatissima legge sul lavoro approvata proprio nel quinquennato Hollande.

Ci sono anche tanti elettori Verdi, nascosti in campagna elettorale da Hamon che di fatto ne aveva assorbito le istanze. Nelle ultime 48 ore si sono fatti sentire su Twitter e annunciano manifestazioni per l'astensione. Nell'area della sinistra socialista-ecologista non è piaciuta affatto la scelta di Macron di festeggiare la vittoria al primo turno in una altolocata brasserie di Montparnasse. Peraltro, facendo ricordare il triste precedente di Sarkozy che il 6 maggio 2007 invitò i suoi a cena da Fouquet's mentre i militanti lo aspettavano altrove. Come dire: vuoi essere il nostro presidente? Aspetta almeno di diventarlo.

Molto ci diranno i sondaggi che seguiranno il faccia a faccia del 3 maggio, quel dibattito tv tra il leader di «En Marche!» e Madame Le Pen a cui Macron non si è sottratto. Il rischio, per lui, è dato dai numeri: al primo turno un elettore su due ha scelto un candidato della protesta verso l'Europa. Un voto trasversale che gli potrebbe riservare sorprese.

Lo stesso François Bayrou, eminenza grigia centrista di Macron, con tre candidature presidenziali alle spalle, nelle ultime ore gli ha dato un consiglio: «Fai campagna fino alla fine, spiega le tue proposte, prenditi dei rischi, perché niente è peggio dell'immobilismo».

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