Mondo

"Maduro un delinquente". La Lega si smarca dal M5s

Salvini invoca le elezioni in Venezuela, i grillini temporeggiano: solo martedì prossimo il voto in Aula

"Maduro un delinquente". La Lega si smarca dal M5s

«Maduro è un delinquente, un fuorilegge, un presidente abusivo scaduto e decaduto». Matteo Salvini si schiera ma la posizione del governo italiano non cambia. Le parole del vicepremier leghista seppure durissime, non possono sostituire una chiara scelta di campo dell'esecutivo visto che invece M5s persiste nell'indecisione anche se camuffata da rispetto dell'autodeterminazione del Venezuela. Una situazione insostenibile politicamente agli occhi del mondo ma finalmente dietro pressione delle opposizioni martedì 12 febbraio, dopo le comunicazioni per il governo del ministro degli Esteri Enzo Moavero sulla situazione in Venezuela, Montecitorio voterà le risoluzioni presentate dai gruppi.

I Cinquestelle continuano a temporeggiare nonostante ieri il dittatore Nicolas Maduro, abbia ribadito di non avere alcuna intenzione di aprire ad elezioni presidenziali anticipate, come insistentemente chiesto anche dall'Europa. «In Venezuela non c'è un deficit di elezioni» ha detto Maduro. E Papa Francesco ieri, pur dichiarando di non aver ancora avuto occasione di leggere la lettera inviatagli appunto da Maduro per sollecitare un intervento della Santa Sede, ha chiarito che nessun intervento è possibile se non ci sarà la stessa richiesta anche da parte di Juan Guaidò. «Perché si faccia una mediazione, ci vuole la volontà di ambedue le parti», ha detto il Pontefice. Parole apprezzate da Alessandro Di Battista che le cavalca per avvalorare la scelta «neutrale» dei grillini e definisce il Papa «baluardo della pace». Salvini è quindi sempre più in difficoltà di fronte alla dura presa di posizione del Colle da un lato e dalla cautela del Pontefice dall'altro. «Maduro è fuorilegge: affama, incarcera e tortura il suo popolo - ha detto il ministro dell'Interno - Spero in elezioni libere e democratiche il prima possibile». Il premier Conte però ha mantenuto una linea ambigua affermando genericamente di «voler appoggiare il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti». Dichiarazioni troppo deboli per il ministro dell'Interno che scrive di «capire le sensibilità di tutti» e di «apprezzare le doti di equilibrio di Conte» ma allo stesso tempo di non «poter negare l'evidenza» ovvero che «c'è un presidente illegale e c'è una comunità che ha diritto di votare legalmente». Ma la posizione dei grillini resta la stessa. Trascinati da Di Battista e dal sottosegretario agli Esteri pentastellato, Manlio Di Stefano che caldeggia «il principio di non ingerenza».

Il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani si dice preoccupato dall'isolamento nel quale si trova l'Italia che, afferma «non può stare con i dittatori» mentre 21 paesi europei hanno già riconosciuto Guaidò come presidente ad interim in attesa di elezioni. Anche l'opposizione attacca. Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, definisce «il silenzio dell'esecutivo una vergogna per l'Italia». Lo stesso Juan Guaidò ha ribadito di auspicare la vicinanza del governo italiano sottolineando di aver avuto colloqui diretti con il vicepremier Salvini e criticando invece le affermazioni di Di Battista accusato di «non conoscere la situazione».

Guaidò si dice stupito della mancata presa di posizione dell'Italia che «in un momento come questo equivale a schierarsi con l'oppressore».

Commenti