Elezioni Regionali 2018

Per Di Maio tonfo a 5 stelle: ha perso il 13,3% in 50 giorni

Il Movimento crolla al 31,5% in Molise, dal 44,8% delle Politiche. Molti voti andati al candidato e non alla lista

Per Di Maio tonfo a 5 stelle: ha perso il 13,3% in 50 giorni

Non è propriamente l'Ohio, il Molise (e forse neanche esiste). Ma neppure Giggino Di Maio ricorda per niente Hillary Clinton. Se non per un inatteso dettaglio: la caduta libera dopo aver confidato nel sicuro trionfo. Questa l'aspettativa Cinquestelle nella piccola regione; con proclami di vittoria, una certa arroganza nei modi e persino un candidato presentato nonostante fosse una specie di «anatra zoppa» de noantri, considerate certe parentele inquietanti.

La gente del Molise deve però aver capito a fiuto che - dopo cinquanta giorni di stallo nelle trattative di governo, una sicura incapacità nell'aggregazione di altre forze, nonché l'inesperienza a livello di governo (nazionale e locale) - forse era meglio non fidarsi. Lanciato il segnale di protesta alle Politiche, gli elettori hanno decretato un calo di 13,3 punti percentuali per la lista M5s e premiato invece la governabilità rappresentata dal candidato delle nove liste di centrodestra (un record), capeggiate da Forza Italia. La forza della coesione s'è dimostrata il quid decisivo («una vittoria di squadra», la definiva la deputata azzurra Annagrazia Calabria), che ha portato le liste per Toma al 43,5 per cento; quasi 14% in più del risultato ottenuto in Regione lo scorso 4 marzo. Boom dovuto certo allo sbarco in Molise della nuova Lega salviniana, ma soprattutto all'«effetto Cav», come osservava con entusiasmo la capogruppo del Senato, Annamaria Bernini: «Sì, la presenza generosa e coinvolgente di Berlusconi è stata la spinta decisiva». Un Cav straripante, capace di spendersi ancora una volta tra le gente più umile e semplice, e ripagato nelle urne oltre che dai bagni di folla.

Suonate ancora una volta le campane a morto per il centrosinistra, con il Pd ormai partitino ininfluente (27 punti percentuali in meno), degna d'interesse è l'analisi sul voto grillino. Ondata, come notava il centrista Cesa, per nulla «inarrestabile» e con più d'un elemento di fragilità. Per Berlusconi sicuramente conta il «dilettantismo», ma anche una persistente difficoltà di M5s a espandere i propri consensi a livello locale in maniera stabile e organizzata, come dimostrava l'analisi del voto fornita dall'Istituto Cattaneo. Se si confrontano infatti i risultati con il 2013, ovvero quando i grillini hanno avuto il primo balzo a livello nazionale, i voti in Molise sono più che raddoppiati, passando da 32.200 a 64.875. Molti di questi consensi, però, paradossalmente sono stati raccolti dal candidato presidente Greco, che vanta circa 20mila voti in più della lista M5s. Quel che emerge a sorpresa è come, rispetto al 4 marzo scorso, l'impetuoso trend di crescita registrato anche in Molise incontri qualche difficoltà. Dopo soli cinquanta giorni, ecco il duro confronto con la velleità dei proclami di governo, ora e subito, cui non corrisponde omogenea capacità di proposta, organizzazione e attrazione. Così i 64.875 voti di domenica sono già 8.500 in meno di quelli ottenuti alle Politiche. Tanto che dai primi commenti - «fieri di questo risultato storico», ripetevano sia Greco che il questore della Camera, Riccardo Fraccaro - si passava nel giro di poche ore ad affermazioni cariche di delusione e livore. «Non ha vinto il centrodestra, ma il centrodestra coalizzato con una miriade di liste...», dicevano i capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, quasi fosse una colpa.

Nero di rabbia anche il candidato bocciato: «Al governo della Regione torna chi l'ha distrutta».

Quasi un invito a cambiare gli elettori, prima che gli elettori cambino partito.

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