Elezioni Politiche 2018

La manina di Maria Elena nelle liste: "Così si è vendicata degli attacchi"

Dietro le epurazioni la voglia di rivalsa per Etruria e referendum

La manina di Maria Elena nelle liste: "Così si è vendicata degli attacchi"

L'«anima nera» nella notte del Pd è una donna in mezzo alla tempesta. Venerdì sale per le scale del quartier generale del Nazareno, si barrica nella stanza del capo, siede al suo fianco ed esce all'alba di sabato; soltanto quando la vendetta è stata consumata. Dietro alle polemiche per le «epurazioni», alle accuse e agli scazzi della minoranza interna, ci sarebbe la voglia di rivalsa di Maria Elena Boschi. Certo, «La sottosegretaria non ha deciso in maniera del tutto autonoma, ci mancherebbe, ma nella composizione delle liste del Pd si sente anche la sua mano, oltre a quella del segretario», fanno sapere alcune voci arrabbiate reduci dalla battaglia del Nazareno.

Sono gli stessi spifferi maligni che raccontano di una «Boschi vendicativa» decisa a punire i vari Cuperlo, Emiliano e Orlando. La determinazione di Maria Elena avrebbe, soprattutto, due motivi. Uno al centro della discussione politica in queste settimane, l'altro più lontano nel tempo. L'ultimo tarlo che ha roso l'orgoglio dell'ex ministro delle Riforme è il balletto di indiscrezioni, rifiuti e sfottò, fiorito intorno al collegio nel quale le sarebbe spettato candidarsi. Prima la sua Arezzo, poi Lucca, ancora Ercolano, il feudo campano dell'amico sindaco Ciro Buonajuto, infine la decisione di correre a Bolzano, blindata dagli alleati locali di Renzi del Sudtiroler Volkspartei. Il rincorrersi dei pettegolezzi e l'ironia sul web avrebbero messo a dura prova i nervi della Boschi. Così come le ritrosie nei confronti della sua figura manifestate più o meno apertamente da una serie di settori ed esponenti del suo partito. Tutto questo «l'avrebbe spinta ad avere un ruolo importante nella definitiva "renzizzazione" del Pd». Un «colpo di mano» che si è concretizzato con quella che già è stata definita «la notte dei lunghi coltelli», tra venerdì e sabato.

Ma c'è un altro chiodo fisso nella testa di Maria Elena Boschi: il referendum costituzionale del 4 dicembre. Lei, madrina delle riforme, si sarebbe sentita tradita soprattutto da una parte dello stato maggiore del Pd non renziano. I vari Orlando e Cuperlo troppo blandi nel sostenere la campagna elettorale che avrebbe potuto cambiare la vita della Boschi, issandola al ruolo di madre della Patria. Perché «non si sono mobilitati abbastanza per il Sì». E la vendetta è un piatto che va servito freddo. Da un inverno all'altro, dalla drammatica notte del 4 dicembre 2016, alla tragica resa dei conti di sabato scorso.

L'attivismo della Boschi nella composizione delle liste del Pd si può leggere, suggeriscono fonti dem, anche attraverso la lente d'ingrandimento di una sua presunta solitudine all'interno del governo Gentiloni, con la parte di ultima amazzone del renzismo duro e puro. E zac, depennati Ermete Realacci, che contava sulla buona parola del premier, e il ministro Claudio De Vincenti. Quest'ultimo era stato escluso, ma è riuscito ad assicurarsi un posto nel collegio di Sassuolo dopo il rifiuto di Cuperlo.

Tutte vittime del metodo-Boschi.

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