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Quella marcia da "grandeur" davanti al Louvre, l'Inno alla Gioia e la Piramide massonica...

Sul palco nel luogo che incarna la cultura francese con la moglie Brigitte La musica emblema della Ue apre la cerimonia, la Marsigliese la chiude

Quella marcia da "grandeur" davanti al Louvre, l'Inno alla Gioia e la Piramide  massonica...

En marche verso il Louvre sulle note dell'Inno alla Gioia. Più simbolico di così il momento pubblico iniziale del nuovo presidente francese non avrebbe potuto essere. Emmanuel Macron sceglie l'inno dell'Europa Unita come sottofondo della sua passeggiata trionfale verso il palco eretto sull'Esplanade, nel luogo più significativo della cultura nazionale. Un gesto inequivocabile: la Francia di Macron non sarà quella nazionalista e ostile all'Unione Europea auspicata da Marine Le Pen, ma sarà parte integrante di quell'Unione.

La Marsigliese è arrivata dopo, alla fine dell'abbraccio del nuovo leader che si è fatto da solo con il suo popolo fatto soprattutto di giovani che sventolavano bandiere francesi ed europee. Giovani ai quali si è rivolto con gratitudine: «Grazie per esservi battuti con coraggio e determinazione per così tanti mesi, perché stasera ce l'avete fatta, la Francia ce l'ha fatta, ha vinto. Quel che abbiamo fatto durante tutti questi mesi non ha né precedenti né equivalenti. Tutti ci dicevano che sarebbe stato impossibile, ma non conoscevano la Francia».

Anche le mosse di Emmanuel Macron, compiute sotto luci scenografiche, dicevano molto. Una passeggiata rigida, con una postura che tradiva tutta la tensione del «compito immenso che comincia già domani» cui il presidente quarantenne ha alluso nel suo discorso. «Oggi l'Europa e il mondo ci guardano, si aspettano che difendiamo ovunque lo spirito dell'illuminismo, a volte minacciato», ha detto con un riferimento chiaro alle diverse minacce che preoccupano la Francia.

Il nuovo presidente ha anche avuto parole sia per chi ha votato per lui senza aderire appieno al suo messaggio, sia per chi ha scelto la sua avversaria. «Mi rivolgo ai francesi che hanno votato per me senza condividere i nostri pensieri, ma per difendere la Repubblica e di fronte all'estremismo. Conosco le divergenze e le rispetterò ma resto fedele all'impegno di proteggere la Repubblica». Mentre «pensando a chi ha votato per Marine Le Pen dico: non li fischiate, non dovete protestare. Hanno espresso rabbia, collera, delusione, a volte convinzioni che rispetto. Ma farò tutto il possibile nei prossimi cinque anni perché non ci sia più alcuna ragione per votare l'estremismo».

Le parole pronunciate in seguito da Macron sono state dedicate al difficile passaggio politico che attende il vincitore delle presidenziali il mese prossimo: le elezioni per il rinnovo del Parlamento, che si terranno in due turni l'11 e il 18 giugno. «Ora bisogna cercare di costruire una maggioranza forte, che rappresenta il cambiamento, cui il Paese aspira, la maggioranza che spero di potervi portare perché ancora avrò bisogno di voi». Un riferimento alla sfida che dovrà affrontare il partito fondato da Macron appena un anno fa, con l'obiettivo di non trovarsi nella scomoda situazione del presidente costretto a coesistere con una maggioranza diversa da quella che lo ha mandato all'Eliseo. I sondaggi attuali danno «En Marche!» al 26%, il Fn e i Repubblicani entrambi al 22, l'estrema sinistra al 13 e il socialisti a un misero 9 per cento.

Gli sconfitti di ieri non hanno intanto perso tempo per attaccare in Macron l'uomo che ha svenduto i valori nazionali. «Il primo atto di Macron - ha detto il numero due del Front National, Florian Philippot - è stato uccidere la Marsigliese e arruolare la Francia eterna e il Louvre in un'Europa federale e nel suo inno». Allusioni velenose non sono mancate neppure, da parte di qualche frequentatore del dibattito virtuale in Rete, per la scelta della spianata del Louvre come luogo del primo discorso del presidente Macron.

Qualcuno ha infatti fatto osservare che la Piramide costruita accanto all'edificio del museo sarebbe un simbolo massonico, ovvero una prova dell'asservimento del fondatore di «En Marche!» a un mondo di segreti innominabili e vicino alla disprezzata finanza internazionale.

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