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Via dal Mausoleo degli eroi: Franco riesumato e sloggiato

La salma del Generalissimo traslata dall'Escorial alla più modesta cappella di famiglia. Tra lacrime e gialli

Via dal Mausoleo degli eroi: Franco riesumato e sloggiato

I socialisti spagnoli ne avevano fatto un cavallo di battaglia, ripresentato puntualmente in ogni comizio per infiammare gli animi dei pochi soldati repubblicani ancora in vita, ma ottenendo il consenso dei tanti loro parenti che non tolleravano che i loro nonni caduti nella Guerra Civil, riposassero assieme ai nemici e ai resti di Francisco Franco e dell'ex tenente Antonio Tejero colonnello, che non sono stati toccati. La presenza di un luogo di culto non è bastata in otto decadi a spazzare via i rancori ancora vivi.

È così è stato. Ieri mattina, dopo quattro ore di lavori, la lapide di marmo della tomba è stata rimossa e il feretro del Generalissimo estratto. Alla riesumazione erano presenti ventidue parenti di Franco, tra nipoti, coniugi e pronipoti. Nel momento specifico della rimozione della bara, coperta da uno schermo, soltanto due parenti hanno assistito all'operazione. Erano presenti il ministro della Giustizia, Dolores Delgado - che, in qualità di notaio maggiore del Regno di Spagna, ha costatato il recupero della bara - il segretario generale della Presidenza, Félix Bolaños, il vice segretario alla vice Presidenza, Antonio Hildago, un medico legale e sei operai della ditta funebre incaricata.

I parenti di Franco hanno preferito lasciare i resti del loro congiunto nel feretro originale, una bara rinchiusa in una cassa di zinco. E, dopo una preghiera del priore dell'abbazia, Santiago Carrera, assieme al sacerdote Ramón Tejero, figlio dell'ex tenente colonnello, il feretro di Franco è stato portato a spalla da quattro parenti fino al carro funebre, mentre altri familiari inneggiavano «Viva Franco! Viva España». Una breve processione e la bara è stata caricata su un elicottero militare per raggiungere il cimitero del Pardo Mingorrubio.

All'esterno del mausoleo, costruito tra il 1940 e il 1958, situato in un monte granitico a San Lorenzo dell'Escorial, si sono accalcati un centinaio di curiosi, simpatizzanti del Generalissimo, gruppi di ultra destra e molti media della comunicazione. La Moncloa non ha voluto rivelare il nome del medico legale per il timore di minacce. Perché già l'impresa funebre, che si è occupata della cerimonia e la Mármoles y Granitos, SL., ditta responsabile di aprire la tomba, avevano ricevuto «gravi minacce» da gruppi di ultra-destra.

Poiché l'allora capo del dicastero della Giustizia, José María Sanchez-Ventura, aveva certificato nel 1975 la presenza nella bara del corpo del Generalissimo, non si è verificata nuovamente l'identità del defunto. Da giovedì pomeriggio, il Generalissimo riposa in una più modesta tomba di famiglia. Alla Valle ora rimangono gli ossari con i resti delle oltre trentamila vittime della guerra fratricida.

Il Governo ha annunciato che studierà presto il modo per trasformarlo in un luogo della memoria, dove si onorano soltanto le vittime.

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