Cultura e Spettacoli

"Message in a bottle" Metti una degustazione con Sting il vignaiolo

Con l'enologo Cotarella un salto di qualità per i vini toscani del grande cantante inglese

"Message in a bottle" Metti una degustazione con Sting il vignaiolo

«Posso dire una cosa? Every little wine you do is magic!». Il collega non sa proprio resistere e spara una battuta sulla quale avrà meditato a lungo. «Non sarà meglio «Every glass you take»? Oppure - scontato - «Message in a bottle»?

Metti un pomeriggio davanti a un pc a partecipare all'ennesimo web-tasting, il neologismo che definisce la formula con cui noi addetti ai lavori del vino abbiamo sfangato la pandemia e i suoi cascami, tra i quali l'impossibilità di celebrare degustazioni in presenza. Un ufficio stampa ti contatta, ti invita, ti fa inviare i vini che tu stappi nel corso di un evento su Zoom a cui partecipano di solito il proprietario, l'enologo, l'ufficio stampa e tante faccine di colleghi ed esperti miniaturizzati in riquadri casalinghi con l'unico leit motiv di un bicchiere. Eventi a volte nei confronti dei quali ciascuno di noi ha maturato nel corso di questi ultimi mesi un sano disincanto.

Ma stavolta qualcosa è differente. Il produttore infatti non è un tipo qualsiasi. Si chiama Gordon Matthew Thomas Sumner, ma sul computer compare il suo nickname con cui è famoso nel mondo: Sting. Che è proprietario dal 1997 del Palagio, una tenuta nel cuore della Toscana, tra il Valdarno e il Chianti, nella quale fa vino (e altre cose) condividendo l'avventura con la moglie Trudie Styler e una serie di fiancheggiatori.

C'è un brivido, siamo tutti un po' emozionati. Sono quasi certo che ogni collega nei giorni e nelle ore precedenti si è chiesto: ci sarà o non ci sarà? E lui c'è, camicia blu, occhiali da vista, quello sguardo da englishman in Chiantishire così elegante. In basso a sinistra semplicemente: Sting. Con lui l'amico Tommy che fa da traduttore. Perché Sting, malgrado da ventiquattro anni faccia il vignaiolo in Italia, non parla una parola di italiano. In inglese ci dice del suo entusiasmo per l'avventura, del rispetto per il territorio («sono un giovane vignaiolo in una terra molto antica»). In un altro riquadro ecco Trudie, che sembra francamente più a suo agio nelle vesti del padrone di casa. Qualcuno chiede chi comanda in azienda. Lui: «Sono un uomo tranquillo, lascio decidere a lei». Lei: «Ma lui paga!».

E poi ci sono i vini. Quattro. Un bianco, un rosato e due rossi. Che vengono presentati da Riccardo Cotarella, la star degli enologi italiani, colui che fa il vino per Bruno Vespa e Massimo D'Alema (ma che sarebbe ingeneroso definire il winemaker delle star, vista la sua storia), colui a cui si rivolge chi - potendoselo permettere, perché le consulenze di mister Cotarella non sono a buon mercato - vuole dare una svolta al proprio destino enologico. Ed evidentemente Sting e Trudie erano stanchi di essere guardati solo con la curiosità dei vip che giocano a fare gli agricoltori. Vogliono dire qualcosa, vogliono che le bottiglie non vadano esaurite per il nome ma per la qualità. Non fama ma sete.

Da qui la scelta di Cotarella. Non solo: anche la decisione di dar via come sfuso tutto il vino a.C. (avanti Cotarella) e quella di concentrarsi su 13 ettari (i più vocati) dei 32 vitati della tenuta di Figline.

E allora come sono le bottiglie del nuovo corso di Sting viticoltore? Nella degustazione di martedì ne abbiamo assaggiate quattro. Un Vermentino IGT Toscana 2020 Baci sulla Bocca, che reca in etichetta l'iconica foto di Elliott Erwitt in cui due amanti si abbandonano felici a effusioni e noi li spiamo dallo specchietto di un'automobile parcheggiata in riva al mare: un vino salino, minerale, ma anche muscolare, che spinge a nuovi assaggi. Il rosato New Day, un Igp 2020 da uve Sangiovese, ha colore tenue ma naso caratteriale e bocca intraprendente. Ed ecco poi i due rossi: La Duchessa è un Chianti Riserva 2018 balsamico, mentolato, con un naso di cannella e noce moscata e una bocca equilibrata. Uscirà tra qualche mese. Il 1530 Igt Toscana 2019, che celebra nel nome l'anno di nascita del borgo del Palagio, è un Supertuscan spiccatamente cotarelliano, un sessanta per cento di Merlot e quaranta di Sangiovese che spicca per le note di grafite. Potete comprarli perché li fa Sting,.

oppure perché sono buoni.

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