Minacce a chi sceglie di non scioperare e procedimenti contro chi denuncia le censure. In Rai infuria una guerra senza tregue. Nell'ultima ci sono andate di mezzo due conduttrici del Tg1, Sonia Sarno e Laura Chimenti (nel tondo), «colpevoli» di aver presentato le news lunedì nel giorno storico in cui i tg sono andati in onda nonostante lo sciopero dei giornalisti. «Sono state oggetto di aggressioni violentissime e di minacce di morte perfino sui social», ha denunciato l'amministratore delegato Roberto Sergio in Commissione Vigilanza chiedendo a tutti - l'opposizione politica e quella interna all'azienda - di «abbassare i toni» per non alimentare «questi signori del web». Una situazione che si è creata dopo la clamorosa spaccatura tra lo storico sindacato Usigrai e quello nuovo di destra Unirai. All'ad si è unita la presidente Marinella Soldi: «Condanno fermamente qualsiasi fenomeno di odio social e bullismo nei confronti di tutte le donne e delle professioniste Rai che in queste ore hanno subito minacce».
Al contrario, la presidente si è schierata contro il manager con cui divide il vertice della tv pubblica sul caso Scurati/Bortone: «Non credo che il procedimento disciplinare contro Serena Bortone (nel tondo a destra) faccia giustizia della vicenda, né tantomeno faccia bene alla Rai», scrive. E aggiunge: «Quanto riferito dall'ad in Vigilanza racconta in modo parziale quanto accaduto, non citando aspetti di rilievo».
Sergio aveva spiegato nella seduta della commissione parlamentare che la lettera inviata alla Bortone non prevede provvedimenti disciplinari già decisi ma richieste di chiarimento sul post della giornalista sui social il 20 aprile in cui denunciò pubblicamente la cancellazione dell'intervento di Scurati a «Che sarà». Un atto dovuto perché le norme vietano di rilasciare dichiarazioni pubbliche su fatti interni all'azienda. «Siamo di fronte ad un atto arrogante, minaccioso, intimidatorio», dicono i parlamentari Pd in Vigilanza. La Bortone, dal Salone di Torino ospite di Repubblica, ha commentato: «Sto valutando con l'avvocato e con il sindacato come affrontare il provvedimento. Sono tranquilla, ho detto solo la verità».
Ai parlamentari Sergio aveva spiegato in commissione Vigilanza quanto già riferito: che Scurati non è stato censurato, che è stato lui a non accettare di partecipare gratuitamente alla puntata in quanto in promozione di un suo libro e che erano già pronti comunicato stampa, mail di conferma, treni ed albergo. Gli elementi mancanti a cui fa riferimento la Soldi sono: in fase iniziale a Scurati era stato offerto un contratto a pagamento, poi si è scelta la via a titolo gratuito (una volta letto il testo che dava in pratica della fascista alla Meloni) e probabilmente qualcuno si è dimenticato di farglielo presente. In ogni caso, un pasticcio.
Per fortuna che la Rai ha ancora Fiorello che riesce a ridere su tutto: «Se passate da viale Mazzini - scherza a Viva Rai2! - la Bortone è legata alla gamba destra del cavallo: quelli che lavorano lì possono tirarle le freccette, c'ha già l'aureola». Tra poco tornerà pure un altro «martire» punito da Sergio: Roberto Saviano. La sua serie «Insider» sulle organizzazioni criminali sarà rimessa in palinsesto a breve.
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