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"Mio figlio eroe caduto invano"

Il dolore di mamma Rosa Papagna. Ha perso in Afghanistan Francesco: "Non valeva la pena"

"Mio figlio eroe caduto invano"

«Io le capisco quelle mamme che hanno ricevuto la notizia terribile del ferimento dei loro figli. Il cuore delle mamme è quello che soffre di più». Rosa Papagna, madre del caporalmaggiore Francesco Saverio Positano, caduto in Afghanistan il 23 giugno 2010 usa le parole di chi conosce fin troppo bene il dolore lacerante di apprendere che è successo qualcosa di terribile al sangue del tuo sangue. «Lo senti prima - racconta -, lo abbiamo sentito tutti prima. Era la terza volta che Francesco partiva per quella terra, ma in quell'occasione era diverso. Qualcosa mi diceva di non farlo andare. Era il periodo in cui ne morivano troppi. Una bara a settimana solcava la linea volo dell'aeroporto di Ciampino, non volevo che capitasse a mio figlio. Mio marito Gino e io glielo dicemmo, man non volle ascoltarci e ci salutò per sempre». Rosa lo seppe nel peggiore dei modi. «Eravamo in auto - prosegue - quando vedemmo nel centro di Foggia, dove abito, delle auto del comando militare di Bari. Dissi a Gino: è per Francesco. Li vidi venire verso di me in silenzio e notai scendere mia nuora e sua mamma e il mio cuore straziato capì. Gridai di dolore e poi svenni».

Sono passati più di nove anni, ma il cuore di quei due genitori non riesce a darsi pace. La loro è una battaglia perenne che non dà pace, un viavai tra casa e il cimitero, un accontentarsi di poco, perché il tutto sembra niente di fronte a una perdita così grande. Per la morte del figlio sono finiti sotto processo otto commilitoni, perché inizialmente fu detto che era caduto da un mezzo, quando pare che invece fu schiacciato tra due blindati. Sarà la giustizia a stabilire come morì davvero Francesco, uno dei 54 caduti in Afghanistan. «Troppe volte si nasconde la verità - tiene a dire Rosa - e non capisco perché non dirla ai genitori. Non cambia niente, ma almeno si evitano anni di sofferenze, si trova un po' di pace e si ha la percezione di non essere abbandonati dalle istituzioni. Abbraccio virtualmente quelle mamme e vorrei dire loro che sono loro vicina». Ufficialmente i 5 feriti erano a Kirkuk per fare mentoring, ovvero addestramento e riaccompagnare i curdi alla loro baseErano a piedi, sono saltati su un ied, un ordigno inesploso. Tutti giovanissimi, tutti delle forze speciali. Qualcuno ha subito l'amputazione degli arti. Chi di una gamba, chi di un piede, a chi è stato tolto un pezzo di intestino. La loro vita cambierà per sempre. «Ne vale la pena? - conclude Rosa Positano - Non ne è mai valsa la pena e mai ne varrà. Considero mio figlio un eroe, così come tutti i militari che vanno laggiù.

Hanno una forza incredibile di fare cose che pochi farebbero, spesso per uno stipendio non adeguato».

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