Elezioni Politiche 2018

"Mollo tutto per il seggio. La Liguria può rinascere con le nostre ricette"

L'ex direttore di Panorama, Giorgio Mulè: "Il giornalismo mi ha dato tanto, ora devo dare qualcosa io"

"Mollo tutto per il seggio. La Liguria può rinascere con le nostre ricette"

È già al lavoro. «I problemi della Liguria, la regione in cui mi candido, non possono aspettare. Ho telefonato a Invitalia, per attrarre capitali a Savona, poi ai Grimaldi, a Confindustria, a Confragricoltura».

Un attimo, direttore.

«No, non sono più direttore. Ho lasciato Panorama nelle mani esperte di Raffaele Leone che avevo incrociato per la prima volta quando tutti e due lavoravamo al Giornale, grossomodo vent'anni fa. Basta, io volto pagina».

Giorgio Mulè è fatto cosi: ha raggiunto traguardi importanti, ora sulla soglia dei cinquant'anni scende dalla poltrona dorata e comincia una seconda vita.

Scusa, ma chi te l'ha fatto fare?

«Lo ripetevo da tempo agli amici: nel 2019 voglio smettere con la professione. Ho guidato Videonews, la testata giornalistica che produce i programmi di approfondimento Mediaset, poi dal 2007 al 2009 ho diretto Studio aperto, portandolo ad ascolti record mai più registrati, infine dal 2009 a oggi Panorama. Bene, è arrivato il momento di restituire».

Restituire?

«Io ho avuto molto, vorrei ridare qualcosa agli altri. Il mio impegno in politica parte da questa considerazione, da questa mia impostazione molto americana».

Come è nata l'idea di presentarsi alla Camera?

«Prima di Natale mi ha chiamato il Cavaliere».

E che ti ha detto?

«Più o meno questo: Tu alla Mondadori stai facendo benissimo, ma io avrei un'idea per te. Mi piacerebbe che tu ti candidassi».

La risposta?

«Dopo un attimo di smarrimento, ho cercato di capire meglio e lui è stato chiaro: Ti sto offrendo un'opportunità. Poi ha aggiunto che servono persone competenti e preparate per fronteggiare il dilettantismo dei Cinque stelle».

Nessun dubbio?

«Ho sciolto la riserva in fretta».

Ti sei messo in aspettativa?

«No, allora non hai capito. Mi sono dimesso, a differenza di altri. Ho dato un bel colpo di forbici al mio glorioso passato. Per essere chiari, in questo momento sono senza reddito e senza lavoro. Altro che paracadute. Ma naturalmente sono convinto di farcela».

Dove corri?

«Alla Camera. Nel collegio uninominale di Imperia e Sanremo, l'ultimo lembo d'Italia, e nel proporzionale in tutto il Ponente, compresa mezza Genova».

Hai pesato i tuoi avversari?

«No, io mi concentro sul mio programma e, se permetti, sul mio valore aggiunto. Nella mia agenda ci sono centinaia di nomi: sto riprendendo i contatti per metterli al servizio del territorio. Basta con gli aiuti a pioggia, con la Liguria assistita e malata di statalismo, io voglio smuovere le energie imprenditoriali, rilanciare gli investimenti. Da questo punto di vista mi favorisce anche lo stretto rapporto che ho con il governatore Giovanni Toti che conosco dai tempi di Studio aperto, quando ero il suo direttore. In Liguria ho ritrovato anche un'altra bravissima collega, Ilaria Cavo, oggi assessore proprio nella giunta Toti, ma non basta ancora».

Che altro c'e?

«La candidatura in Liguria nasce per ragioni politiche, ma sposa perfettamente la mia vita privata: io nel '98 mi sono trasferito a Milano, ma mi mancavano terribilmente il mare e la Sicilia, la mia terra».

E allora?

«Allora ho preso casa in Liguria. Prima a Framura, poi a. Bonassola. Ti metti sulla spiaggia, scruti l'orizzonte. E laggiù, in fondo, ti pare di intravedere il profilo della tua isola».

Anche tua figlia Giorgia è a migliaia di chilometri.

«Studia in America e certe sere piango tutte le lacrime del mondo per la lontananza».

Scusa, continuerai a insegnare giornalismo in università?

«Certo, e i compensi continueranno ad alimentare opere di beneficenza. Ho devoluto trentamila euro per realizzare una cucina da campo per i terremotati nei pressi di Spoleto».

Nel momento del distacco, cosa ti resta di trent'anni di giornalismo?

«Tantissime esperienze. Alcune sorprese, come il successo incredibile di Cotto e mangiato, la rubrica di Benedetta Parodi, un format che ha fatto epoca.

E poi, negli ultimi anni, Panorama d'Italia, settecento incontri con imprenditori, start up, il meglio dell'Italia di oggi, da Trapani a Trento: una bussola preziosa per la nuova avventura che sta per cominciare».

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