Mondo

Niente Erasmus siamo (studenti) inglesi. Primo effetto da Brexit

A rischio per i ragazzi il «mitico» programma di scambio universitario per studiare in Europa

Niente Erasmus siamo (studenti) inglesi. Primo effetto da Brexit

Londra Nei piani del governo inglese, dopo che sarà perfezionata l'uscita del Regno Unito dall'Ue, c'è l'abolizione della parola Brexit. Ministri e funzionari dovranno inventarsi qualcos'altro per riferirsi a quella cosa lì, al più complicato garbuglio politico economico del dopoguerra.

Johnson l'ha promesso in campagna elettorale: il divorzio si completerà subito dopo il rientro dalle ferie natalizie, entro il 31 gennaio 2020 che è il termine massimo concesso da Bruxelles. Una corsa a tutta velocità, dove non c'è né il tempo né, tantomeno, la volontà politica per soffermarsi a discutere alcun emendamento. Nemmeno quello per garantire la partecipazione inglese al programma Erasmus.

Nella serata di mercoledì la Camera dei Comuni ha infatti bocciato una proposta dell'opposizione che avrebbe imposto al governo l'obbligo di negoziare un accordo con Bruxelles per mantenere in vita la partecipazione inglese a Erasmus+, il programma europeo per l'educazione, la formazione e lo sport di cui fa parte il famoso programma Erasmus per lo scambio universitario all'estero. Non è l'unico modo che gli studenti inglesi hanno a disposizione per trascorrere un anno oltreconfine, secondo la Bbc attualmente circa il 47% di chi decide di studiare all'estero lo fa attraverso altri programmi. Tuttavia l'Erasmus è di certo il più iconico, quello che ha anche dato il nome a una generazione (vera o presunta) di giovani che si sentono a casa in Europa e si considerano cittadini europei. Il voto di mercoledì sera, 344 contrari e 254 a favore, è stato subito accolto da una valanga di critiche sui social media, infiniti gli interventi di chi si è scagliato contro una decisione incomprensibile e ottusa della nuova maggioranza conservatrice, in preda a una furia iconoclasta che mira alla distruzione di tutti i legami con Bruxelles. Una bagarre rivelatasi ben presto inconsistente, come ha sottolineato il sottosegretario inglese all'università, la scienza, la ricerca e l'innovazione, Chris Skidmore, che ha invece ribadito su Twitter come il Regno Unito veda con favore il programma Erasmus. Il quale entrerà a far parte delle future negoziazioni tra Londra e Bruxelles per definire i rapporti commerciali e di collaborazione tra i due blocchi. Per il presente la partecipazione inglese è garantita fino a fine 2020, come sancito dall'accordo di divorzio dello scorso ottobre che Johnson è riuscito a negoziare con l'Ue. L'emendamento bocciato mercoledì avrebbe imposto al governo un obbligo a negoziare, ma la sua bocciatura non impedisce all'esecutivo, come confermato da Skidmore, di decidere di negoziare: «Il governo è impegnato a mantenere le relazioni accademiche tra Regno Unito e Ue ha twittato vogliamo assicurare che gli studenti inglesi ed europei continuino a beneficiare dei rispettivi sistemi educativi».

La questione, più mediatica che sostanziale, è figlia dell'impazienza con cui l'esecutivo vuole chiudere la partita sulla Brexit e girare pagina. Con l'approvazione di un nuovo emendamento si sarebbero allungati i tempi tecnici per concludere l'iter parlamentare del disegno di legge che definisce l'uscita dall'Ue: forte della robusta maggioranza ottenuta a dicembre, la discussione sta avvenendo a grande velocità, ieri la Camera dei Comuni ha approvato il testo finale che ora deve passare l'esame finale dei Lord prima di ricevere l'assenso reale.

Non sono attese sorprese, il divorzio è questione di giorni.

Commenti