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Nomine Ue, salta l'accordo: veti sul socialista Timmermans

No di Visegrad e Salvini, mentre Conte è più possibilista Continuano le liti, Tusk costretto a sospendere il vertice

Nomine Ue, salta l'accordo: veti sul socialista Timmermans

U nione Europea ancora divisa al vertice straordinario sulle nomine che decideranno il nuovo assetto dopo le elezioni. E un'Italia a sua volta spaccata con Salvini che chiude con decisione all'olandese Frans Timmermans, candidato socialdemocratico per la presidenza della commissione Ue, e con il premier Conte che invece appare decisamente più possibilista: «È un candidatura che valuteremo. All'Italia interessa che siano forti personalità capaci di interpretare questo momento critico e sappiano contribuire a costruire un'Europa più forte e solida».

Nel giro di poche ore però il candidato che sembrava favorito viene bruciato dal fuoco di fila tra le due principali famiglie politiche, popolari e socialisti, che si spartiscono le cariche, e non solo. Il no deciso dei Paesi di Visegrad si aggiunge a quello dell'Italia, per voce del vicepremier Matteo Salvini: «Un uomo di sinistra a presiedere la Commissione europea di sicuro non lo sosterremo». E così anche sul summit Ue aleggia lo spettro di un nuovo scontro interno al governo. Palazzo Chigi fa filtrare che «la posizione politica della Lega» che ha detto no alla candidatura di Timmermans «è legittima. Tuttavia il presidente del Consiglio è a Bruxelles non per mettere veti ma per dialogare, ha il compito di fare una sintesi e ha mani libere».

Ma è tutto lo schema su cui aveva intavolato le trattative il presidente del consiglio Donald Tusk con l'ok di Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi - ovvero presidenza della Commissione ai Socialisti, del Consiglio Europeo ai Liberali, l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e il presidente del Parlamento Europeo al Ppe - , che rischia di saltare. Anche per lo strappo dei popolari contro Merkel: diverse delegazioni della famiglia Ppe non seguono la linea e si ribellano. La cancelliera aveva accettato di cedere sul connazionale Mark Weber, candidato del Ppe e di appoggiare Timmermans, pur di mantenere intatto il sistema degli Spitzenkandidaten, (in base al quale il presidente della Commissione è scelto tra i capilista dei partiti europei). E aveva fatto appello all'unità: «Cercheremo di essere costruttivi. Ma è anche importante evitare un conflitto interistituzionale». A tarda sera al summit che doveva servire a trovare la quadra tutto sembra punto e a capo. «Non è una questione personale ma non voteremo mai un socialista», sintetizza Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. E il presidente Tusk è costretto a sospendere il vertice plenario e a procedere con una serie di bilaterali per sbloccare l'impasse.

I quattro di Visegrad sono stati i primi a chiudere con forza ogni spiraglio sull'olandese. «Accetteremo solo candidati che comprendono le sfide dell'Europa centrale e sono in grado di identificarsi nei punti di vista del gruppo», ha scritto Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese. Il 57enne olandese non piace a Est anche per le sue posizioni sull'immigrazione spesso motivo di scontro anche con lo stesso ministro Salvini. Con l'accordo su Timmermans il liberale belga Charles Michel avrebbe guidato invece il Consiglio Ue e Kristalina Georgieva del Ppe la politica estera. Per Weber, che nel frattempo aveva fatto un passo indietro cedendo all'olandese, si sarebbe spianata la strada alla presidenza del Parlamento Ue. Invece tornano in ballo per la Commissione la danese Margrethe Vestager e il francese popolare Michel Barnier.

Giochi aperti.

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