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La Norvegia e il cartone antisemita che indigna la comunità ebraica

Sulla rete di Stato Nrk fa capolino la scritta «maiale ebreo» E gli autori la postano su Facebook invitando a taggarne uno

La Norvegia e il cartone antisemita che indigna la comunità ebraica

Berlino Norvegia, parco pubblico, due persone giocano a scacchi. A sinistra siede un uomo anziano con barba bianca e kippah in testa. Vestito di nero, l'uomo col volto incorniciato dai riccioli bianchi è un ebreo ortodosso. Davanti a lui siede un giovane ragazzo biondo, un velo di barba, maglietta e pantaloni corti.

I due giocano a scarabeo e il vecchio punzecchia il giovane che si attarda a mettere giù le sue lettere. «Dai, su, ce la puoi fare». Il ragazzo sospira. «È solo un gioco, forza!». Il giovane sospira ancora. Poi la scena cambia prospettiva. Nel piccolo leggio del ragazzo si legge Jødesvin. Otto lettere per dire in norvegese «maiale ebreo». Il video finisce con l'anziano insultato a sua insaputa che canzona ancora l'avversario: «Si vede che sono più intelligente di te», mentre il giovane continua a sospirare.

Il cartone «satirico» così lo hanno definito gli autori è andato in onda la settimana scorsa sul Nrk, la Rai del regno scandinavo. I creatori del cartone lo hanno anche postato sulla propria pagina Facebook, invitando gli utenti del social a «taggare un ebreo». «Questa è la parte più inquietante di tutta la storia», ha affermato al Giornale Ervin Kohn, portavoce della comunità ebraica di Oslo. Ore dopo Nrk ha cancellato l'invito «ma ancora mi domando che cosa avessero in mente», ha proseguito Kohn.

La piccola comunità ebraica norvegese 1.500 anime in tutto il Paese ha protestato contro il contenuto antisemita del cartone su Facebook. «Poi sono stato intervistato da Aftenposten, il primo giornale in Norvegia». Kohn ha spiegato che la comunità ebraica di Oslo non ha ancora discusso la questione in maniera formale, «ma sono stato colpito dalla quantità di reazioni da parte del pubblico: in molti si sono detti scandalizzati».

Il canale televisivo, da parte sua, non ha fatto ammenda. Al contrario, con una risposta su Aftenposten, il responsabile di Nrk Entertainment, Charlo Halvorsen, ha spiegato alla maggioranza dei norvegesi poveri di spirito che nel cartone animato «il giovane ha composto una parola indifendibile che non dobbiamo e non possiamo usare; lui è tentato di vincere la partita, ma non lo fa». Quasi invocando un premio per la battaglia di civiltà, Nrk ha negato che il cartone fosse antisemita.

Ma per Kohn l'espressione «maiale ebreo» resta ripugnante. «Non credo né mi auguro che insulti del genere siano mai rivolti contro altre minoranze». E tuttavia lo stesso portavoce non deve essere troppo sorpreso. Un anno fa lui stesso sporse denuncia per istigazione all'odio contro Kaveh Kholardi, dopo che il rapper norvegese di origine iraniane iniziò un concerto chiedendo se fra il suo pubblico ci fossero degli «ebrei di merda». La denuncia fu bloccata sul nascere dalla Procura generale, secondo cui l'espressione, benché offensiva, poteva essere letta come una «legittima critica» alle politiche dello Stato d'Israele. «Più di recente la Procura generale ha cambiato idea, scusandosi per avere associato Israele alla questione», ha aggiunto Kohn, ma intanto il rapper non ha subito alcuna sanzione. «In Norvegia dobbiamo continuare a spiegare ai cittadini, alle organizzazioni, alle istituzioni cosa è antisemitismo e cosa non lo è».

Da dove nasce il pregiudizio antiebraico nel suo Paese? Per Kohn la Norvegia non fa eccezione: «Qua l'antisemitismo è come negli altri Paesi: nasce nella sinistra anti-israeliana e nel sindacato, nella destra estrema, in parte della comunità islamica».

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