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O la Borsa o la vita

Chiuse banche e mercati per sei giorni, Atene a un passo dal default. E potrebbe trascinare nel baratro anche l'Italia

Alexis Tsipras con due membri del gabinetto
Alexis Tsipras con due membri del gabinetto

Ci siamo. Stamane, all'apertura delle Borse, sapremo che cosa accade davvero di fronte alla prospettiva concreta che si spezzi l'unità monetaria europea. Intendo cosa succede a noi - e agli altri Paesi spettatori - perché cosa succederà ai greci sono problemi loro. Entriamo in una zona grigia mai esplorata prima. Economisti e analisti sono divisi. C'è chi prefigura catastrofi e chi prevede solo qualche temporale. Del resto gli esperti spesso non l'azzeccano in situazioni chiare, figuriamoci questa volta.

Ridotta ai minimi termini, la questione è: o la Borsa o la vita. Se oggi, e nei giorni successivi, i mercati terranno è un conto. Se invece scatterà il panico la storia sarà diversa e assai pericolosa. Il panico porta destabilizzazione, la destabilizzazione innesca la speculazione, la speculazione è anticamera del crollo. Banale, nella sua semplicità. Nella seconda ipotesi l'Italia rischia più di tutti perché per gli speculatori planetari che vogliono divertirsi, qui c'è trippa per farlo. Pur non essendo neppure lontanamente malmessi come la Grecia, le nostre banche e le nostre aziende sono di dimensioni modeste sul piano internazionale e quindi sostanzialmente fragili. Ma soprattutto sono in equilibrio assai precario i conti dello Stato, cioè i parametri che garantiscono i titoli di debito. Se dovesse andare male, cosa che non auspico, non sarà quindi colpa nostra ma di chi ci ha governato in modo scellerato, durante la cosiddetta Prima Repubblica (periodo nel quale è stato partorito il disastro) e di chi ci ha portato dentro l'euro truccando i conti (Prodi e compagnia).

Ma neppure Renzi potrà chiamarsi fuori. Ha voluto la bicicletta sapendo che aveva le gomme bucate, non ha fatto nulla per ripararla e ha fatto credere a noi e al mondo che il problema dell'Italia era la riforma elettorale. Ora, come uno qualsiasi di noi, può solo guardare e incrociare le dita. Visto che bravo non è, speriamo che almeno sia fortunato. Se viceversa andremo in malora ricordiamoci di non crocifiggere i greci ma chi - Merkel e Fondo monetario in testa - ha gestito con arroganza e incapacità una crisi che al suo nascere - e in parte ancora oggi - poteva essere risolta con uno schioccare di dita.

Se solo l'Europa fosse stata un luogo e non solo la moneta tedesca col nome cambiato.

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