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Opposizione: no al voto. Johnson spalle al muro

Approvato anche dai Lord: il rinvio della Brexit è definitivo. Un asse contro le elezioni

Opposizione: no al voto. Johnson spalle al muro

Londra L'opposizione al governo Johnson non appoggerà la seconda richiesta di elezioni anticipate che l'esecutivo presenterà ai Comuni lunedì prossimo, dopo quella già bocciata lo scorso mercoledì. Lo hanno fatto sapere ieri i laburisti, i Lib-Dem, i gallesi del Plaid Cyrmu, gli scozzesi dello SNP, tutte le molteplici famiglie politiche inglesi accomunate dall'unico obiettivo di evitare al Regno Unito una Brexit senza accordo.

L'opposizione non si fida di Johnson e prima di andare al voto vuole assicurarsi che un rinvio vengo chiesto e concesso dall'Europa. È quindi probabile che si slitti a novembre, come ha sottolineato il portavoce dei Lib-Dem Tom Brake, che nel pomeriggio ha parlato di consenso raggiunto tra i partiti che si oppongono a Johnson per elezioni anticipate dopo il 31 ottobre. Più generico nelle dichiarazioni si è mantenuto il Labour di Jeremy Corbyn, ma la sostanza non muta: il tentativo del governo di andare alle urne prima del Consiglio Europeo di metà ottobre sta fallendo, le opposizioni vogliono che il primo ministro si umili a Bruxelles chiedendo il rinvio che ha sempre aborrito. A tal proposito l'iter della proposta di legge è alle fasi finali: ieri la bozza è stata approvata dalla Camera dei Lord senza alcun emendamento al testo già licenziato dai Comuni. Lunedì non sarà quindi necessaria alcuna votazione ma il testo sarà inviato alla regina per il Royal Assent, l'assenso reale, dopo il quale diventerà legge.

Che Johnson accetti di essere il primo ministro che dovrà piegarsi all'Ue oppure che faccia un passo indietro, dimettendosi, è materia che sarà discussa nel governo sin da questo weekend. Il primo ministro ha passato il venerdì in Scozia, proseguendo il tour elettorale senza elezioni cominciato ieri nel Nord dell'Inghilterra. Tra una visita a un mercato del pesce e un giro in un allevamento di animali, Johnson ha parlato di accordi commerciali e una nuova stagione d'oro per gli investimenti pubblici. Ma le sabbie mobili in cui si ritrova lo hanno indotto a cancellare il weekend in programma con la regina Elisabetta, con cui si è fermato a cena ieri per poi ripartire per la capitale questa mattina. Buckingham Palace ha parlato di «comprensione» per la scelta del primo ministro.

Una settimana da incubo per Johnson, conclusasi con una teoria di voti persi alle camere dei Comuni e dei Lord, un fratello che l'ha abbandonato, una legge per un nuovo rinvio della Brexit in dirittura d'arrivo e una strategia per nuove elezioni che non sta funzionando. L'unica nota positiva è giunta dall'Alta Corte di Londra che ha ribadito la legittimità della prorogation, la chiusura del Parlamento per 5 settimane. È una conferma di quanto già deciso in primo grado da un tribunale scozzese a inizio settimana, ci sarà ora il pronunciamento finale della Corte Suprema atteso fra 15 giorni. Le motivazioni non sono ancora state rese pubbliche, ma cercare una risposta legale a un problema politico non è mai una buona idea.

Mancano 54 giorni.

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