Sparatoria a Macerata

"Parevano petardi, ma voleva tutti morti" Così ha cercato di giustiziare una donna

Dominicana salva per miracolo. E una maestra sviene durante la sparatoria

"Parevano petardi, ma voleva tutti morti" Così ha cercato di giustiziare una donna

Macerata «È stato un momento di terrore»: così Sanaa Moujane racconta i momenti di panico vissuti ieri mattina. «Mi trovavo nella pizzeria in cui lavoro - prosegue la giovane marocchina residente da anni in Italia - nella zona di via Cairoli, quando ho sentito gli spari. Ho capito subito che qualcosa stava accadendo e ci siamo chiusi dentro. Siamo rimasti barricati per diverso tempo. Paura? Moltissima. Temo possa accadere di nuovo». E tiene a dire anche: «Gli extracomunitari non sono tutti uguali. Non è giusto prendersela con noi in maniera indiscriminata. Chi ha ucciso era un delinquente. Fosse per me meriterebbe la pena di morte».

Ulderico Orazi, proprietario del bar Cavour, ha vissuto il momento dell'arresto di Luca Traini. «Ho visto questa macchina arrivare contromano verso piazza della Vittoria - spiega - e mi sono affacciato. È sceso questo ragazzo ed è salito sulla gradinata. Aveva una bandiera italiana sulle spalle e, prima di sdraiarsi a terra e farsi catturare, ha fatto il saluto fascista. Non ha opposto resistenza. Ho capito subito che stava succedendo. Il sindaco aveva già avvertito i cittadini di chiudersi in casa e non uscire per strada. Non posso dire di aver avuto paura, ma per una città tranquilla come questa è davvero un trauma vivere una situazione così».

Maria, un'anziana, stava entrando in casa in via dei Velini. «Ho sentito dei colpi - racconta - e ho visto quest'uomo sparare dall'auto. Sono entrata nel portone e mi sono chiusa dentro, ero terrorizzata». Il primo a essere colpito, un giovane malese, neanche si è accorto che gli stavano sparando contro. Ha pensato a dei petardi e lo stesso gli altri uomini che stavano camminando con lui. Hanno proseguito nella direzione in cui stavano procedendo ed è allora che l'uomo li ha raggiunti. Lo ha colpito alle spalle.

La prima vittima è rimasta a terra. A un minuto da lì c'era una volante della polizia che lo ha caricato in auto e messo al sicuro, prima che i soccorsi potessero raggiungerlo. I feriti sono sei: cinque uomini e una donna, ma c'è una settima persona che Traini ha preso di mira. È una dominicana, che si trovava vicino alla sua Peugeot azzurra. L'uomo l'ha guardata e, a sangue freddo, le ha sparato contro. Lei ha visto la morte in faccia, ma la roulette russa del destino, stavolta, le ha evitato il colpo. Ha avuto la prontezza di gettarsi a terra e il proiettile è rimbalzato contro l'auto.

Sammy Kunoun, responsabile dell'associazione Anolf, che fa capo alla Cisl e che raggruppa moltissimi extracomunitari, era in ufficio quando ha sentito gli spari. «Mi hanno chiamato degli amici - chiarisce - e mi hanno detto: ci stanno ammazzando tutti. Ma perché questa violenza? Stiamo male, ci sentiamo coinvolti anche noi. Abbiamo paura perché il clima d'odio sta crescendo. Temo possa accadere di nuovo. Il nigeriano che ha ucciso Pamela deve pagare attraverso la giustizia». Dà un'immagine un po' diversa della situazione l'avvocato Stefano Nascimbeni. È lui che, assieme ad altri cittadini, all'arrivo del ministro dell'Interno, Marco Minniti, al vertice in prefettura, gli urla: «Buffone, torna a casa». Dà la colpa al governo di quanto successo. «Andate a vedere come è ridotta Macerata. In alcune strade c'è odore di urina. Troppi extracomunitari, non ne possiamo più».

In mezzo a una città che per ore è apparsa spettrale, chiusa in se stessa, paralizzata, tra i più terrorizzati i bambini. «Mio figlio era a scuola - racconta un genitore - e mi ha detto che la maestra, dopo aver udito gli spari, è svenuta. Abbiamo temuto tutti l'attentato terroristico.

Coi tempi che corrono c'è poco da scherzarci su». ChG

Commenti