Elezioni Europee 2019

Il peso degli incerti. È il quarto partito decisivo alle urne

Per gli ultimi sondaggi pubblicabili prima del black out elettorale il peso degli incerti si aggirerebbe attorno al 13%

Il peso degli incerti. È il quarto partito decisivo alle urne

Roma - Convincere gli indecisi e i potenziali astenuti. Accendere l'interesse di chi vive le elezioni, e le elezioni europee in particolare, con manifesta apatia e disincanto, toccando leve emotive, accendendo speranze o intercettando paure. Offrire ragioni per recarsi alle urne a chi è convinto che la campagna elettorale in corso non sia altro che uno spot per l'astensionismo, le elezioni una sorta di inutile esercizio di stile e nessun partito sia degno di ricevere fiducia.

È questa la scommessa che tutti i leader stanno facendo in queste ultime ore, cercando di parlare al proprio elettorato potenziale o a quella zona grigia di votanti che sono alla ricerca di una ragione per tirare fuori da un cassetto la propria scheda elettorale. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicabili gli indecisi domenica si attesterebbero attorno al 13%, addirittura il quarto partito in corsa, e l'affluenza potenziale ballerebbe attorno alla soglia del 60%, con una forchetta di oscillazione abbastanza ampia (contro il quasi 73% delle Politiche dello scorso anno). Un dato che i leader conoscono bene. Non a caso Silvio Berlusconi a Torino ha chiesto ai sostenitori azzurri «in questi ultimi due giorni di trasformarsi in missionari di democrazia e libertà, attaccarsi al telefono e assicurarsi che tutti, parenti e amici, vadano a votare». Un pericolo ben presente anche ai Cinquestelle. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, dice a «Non Stop News» di Rtl: «Sono preoccupato solo per l'astensionismo si pensa che l'Europa sia lontana, ma non è così perché l'80% delle leggi discende dal Parlamento Europeo». Un allarme probabilmente legato anche al fatto che la fascia d'età più tentata dall'astensione sarebbe quella degli under 34.

La questione degli indecisi e di coloro che si muovono sul filo sottile che divide il voto dal non voto non è naturalmente una questione solo italiana. Il non voto è maggioranza in quasi tutti i Paesi dell'Unione. La sua crescita più significativa si è registrata nell'Europa del Sud, con un dimezzamento dei votanti negli ultimi 30-40 anni. Questi Paesi sono passati negli ultimi 15 anni da una partecipazione elettorale e da una fiducia verso la Ue alte, a un livello medio-basso.

Per combattere questo fenomeno il Parlamento europeo ha addirittura lanciato una campagna ad hoc: «Stavolta voto» per invitare a votare, oltre a informazioni su quello che l'Europa ha fatto per i cittadini nell'ultima legislatura. L'obiettivo è raccontare l'impatto dell'Europa nella vita quotidiana dei cittadini convincendo indecisi, pigri, arrabbiati o disillusi. La sfiducia verso la politica e le istituzioni europee è un fenomeno indiscutibile. In quarant'anni in Germania si è passati dal 66% al 48% dei votanti, in Francia dal 61% al 42%, in Italia dall'85% al 57%. Senza contare il Regno Unito dove l'affluenza non ha mai superato il 40% (36% nel 2014).

Un trend che difficilmente il voto del 26 maggio contribuirà a invertire.

Commenti