Elezioni Regionali 2020

Prendi i soldi e scappa La Calabria del reddito azzera Di Maio & Co.

Nella regione quasi 70mila sussidi ma i grillini prendono solo 48mila voti e restano fuori dal Consiglio

Prendi i soldi e scappa La Calabria del reddito azzera Di Maio & Co.

Da Lamezia Terme, alla vigilia delle elezioni regionali e delle sue dimissioni da capo politico del M5s, Luigi Di Maio davanti a una piazza gremita di sostenitori lanciava così la corsa del suo candidato alla presidenza della Regione Calabria, Francesco Aiello: «Noi ci fidiamo dei calabresi. Comunque andrà, per la prima volta il Movimento entrerà in Consiglio regionale». In Consiglio regionale invece il Movimento cinque stelle non ci va. Con il 6,2 per cento, si è fermato sotto la soglia di sbarramento per entrarci, fissata per le coalizioni all'8 per cento. Infatti, il M5s con l'unica civica con cui si è coalizzato ha fatto il 7,4 per cento. Niente consiglieri grillini in Calabria, dunque. E, si può dire, niente M5s in una regione che doveva essere un bacino di voti per i pentastellati. E dove lo stesso Di Maio aveva tentato di non correre verso una sconfitta già ampiamente prevista. Eppure ancor più bruciante, nella regione del boom del reddito di cittadinanza, la misura bandiera del M5s.

Nel territorio simbolo di quel Sud da rilanciare, delle battaglie per la legalità, obiettivi messi nero su bianco in tutti i programmi di governo grillini, insieme col contrasto alla fuga dei giovani, di cervelli, di imprese. In quella stessa regione di promesse seminate in anni che hanno visto crescere il Movimento e poi di nuovo precipitare nelle urne di domenica, quando i consensi sembrano essersi polverizzati.

Alle politiche del 2018 i cinquestelle toccarono l'apice, il 43,37%. La Calabria allora era governata dal Pd con il governatore Mario Oliverio e il M5s fu il partito più votato. La Lega si fermò solo al 5,61 e il Pd al 14,3. Anche alle Europee il M5s si era confermato primo partito con il 26,69%, mentre la Lega faceva il suo exploit al Sud raggiungendo il 22,61%. Magra consolazione essere cresciuti rispetto al 3,9% delle Regionali 2014. iello «è la persona giusta, cercheremo di rivoluzionare la regione, di dare una svolta. Sarà importante il senso di comunità. Chi si vuole rimboccarsi le maniche voti noi», diceva Di Maio salvo poi dare le dimissioni da capo politico pochi giorni prima della disfatta. Una doccia gelata per chi credeva di incassare perlomeno i consensi che si davano ormai certi dopo il varo del reddito di cittadinanza. La Calabria del picco di domande del sussidio e della recente operazione della Guardia di finanza di Locri che ha scoperto 237 furbetti, indebiti percettori del reddito perché lo avevano chiesto anche se titolari di imprese, ville e automobili di lusso.

Il paradosso elettorale che dà l'idea dell'estensione capillare della misura grillina in Calabria sta nei numeri: gli elettori del M5s sono stati 48.221, a fronte dei 69.837 nuclei percettori del reddito e della pensione di cittadinanza secondo i dati dell'Inps. Escludendo le 25mila domande respinte, in totale fa 173.977 persone che hanno ricevuto l'integrazione al reddito (il numero comprende anche i minorenni). Insomma, un evidente gap di consensi tra beneficiari e chi ha dato il proprio voto ai grillini. Forse perché il lavoro promesso non è ancora arrivato: sono iniziate solo da poco le convocazioni di chi è percettore del reddito nei centri per l'impiego e che dovrebbe firmare il patto di lavoro.

«Da questa cocente sconfitta - dice il grillino Paolo Parentela - dobbiamo partire per riorganizzare il nostro progetto politico e ricostruire unità e fiducia in Calabria, ultima regione d'Europa per reddito e servizi. La maggioranza dei calabresi ha premiato il centrodestra dei soliti noti e dei vecchi metodi.

Sono state dimenticate le nostre battaglie per la legalità, per il contrasto dell'emigrazione, la trasparenza, la dignità dei cittadini, i diritti e beni primari».

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