Guerra in Ucraina

Prigozhin non bluffa: Kadyrov a Bakhmut. I russi si ripiazzano per la controffensiva

Il leader dei Wagner conferma: "Via il 10 maggio". Arriva il ceceno. L'Isw: "Mosca si prepara a contenere nel Sud". Kiev rivela: "Razzo abbattuto con un Patriot".

Prigozhin non bluffa: Kadyrov a Bakhmut. I russi si ripiazzano per la controffensiva

La città che fino a qualche mese fa nessuno conosceva, resta centrale per le sorti del conflitto. Se non tutto, molto passa da Bakhmut. Sotto assedio da mesi, è il fulcro della resistenza ucraina e il simbolo di un possibile successo, oppure di una clamorosa disfatta, da parte dei russi. Quello di Prigozhin non era un bluff: il capo della milizia di mercenari Wagner ha dato il suo via libera alla richiesta di avvicendamento per cedere le sue posizioni alle truppe cecene di Ramzan Kadyrov. Proprio a partire dalla mezzanotte di mercoledì 10 maggio, come aveva minacciato nel video choc dell'altro giorno. Non solo, Prigozhin ha ringraziato Kadyrov per l'offerta di sostituirlo, dopo aver attaccato frontalmente lo stato maggiore russo, lamentando eccessive perdite umane e l'assenza di rifornimenti militari. «Sto già contattando i suoi rappresentanti per iniziare immediatamente il trasferimento delle posizioni, in modo che il 10 maggio alle 00.00, esattamente nel momento in cui, secondo i nostri calcoli, esauriremo completamente il nostro potenziale di combattimento, i nostri compagni prenderanno il nostro posto e continueranno l'assalto al villaggio di Bakhmut», ha detto Prigozhin. Tra macellai, ci si intende.

Ma cosa cambia a questo punto? Le forze di Kadyrov, spietate come quelle dei Wagner («Siamo pronti, la nmostra strategia funzionerà», ha detto), riusciranno a portare a termine un assedio lungo, sanguinoso e, a quanto affermano i russi, quasi concluso? Secondo l'istituto americano per lo studio della guerra l'esito potrebbe non essere scontato. Il ministero della Difesa russo, infatti, secondo il report ha modificato la propria priorità sul campo di battaglia, spostando l'attenzione operativa dalla cattura di Bakhmut alla preparazione per affrontare una controffensiva ucraina. Proprio per questo motivo Prigozhin avrebbe mostrato «la sua disperazione e la sua rabbia profonda» anche se non si esclude che il suo ultimatum sia in realtà «un disperato tentativo di ottenere l'appoggio del ministero della Difesa». Ma intanto, in ogni caso, a Bakhmut si continua a combattere e le forze ucraine accusano i russi di usare bombe al fosforo nell'assedio. Il filmato di un drone sembra mostrare la città in fiamme mentre il fosforo bianco cade dall'alto.

E mentre la controffensiva si prepara a partire, è guerra di missili. Un razzo balistico ucraino Grom-2 è stato abbattuto in Crimea secondo quanto riferisce il capo filorusso della penisola Serghei Aksyonov. Sarebbe un altro segnale di contrattacco ucraino con Mosca che però non sta a guardare. Se nei giorni scorsi Kiev aveva smentito l'utilizzo di un missile Patriot per abbattere un razzo russo, ieri la retromarcia. «Abbiamo abbattuto un missile Kinzhal impareggiabile! È successo durante l'attacco notturno del 4 maggio nel cielo sopra la regione di Kiev. Il missile Kh-47 è stato lanciato da un Mig-31K», ha confermato il generale Mykola Oleshchuk.

Missili o guerra di terra, la controffensiva ci sarà. Il comandante in capo delle forze armate dell'Ucraina Valeriy Zaluzhnyi, ha avuto ieri un colloquio telefonico con il capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti Mark Milley. Il tema della conversazione, come riferito dallo stesso Zaluzhnyi, «gli sviluppi in prima linea e sui preparativi per i futuri passi del nostro esercito per la liberazione del territorio ucraino». Solo questione di tempo, dunque, con esiti tutti da verificare. Mentre un piccolo segnale distensivo è rappresentato dall'ennesimo scambio di prigionieri con tre piloti dell'Aeronautica russi che sono tornati in patria in cambio della liberazione di 45 soldati ucraini che avevano partecipato alla battaglia di Mariupol. E che, entro breve, potrebbero anche tornare in prima linea.

Per la grande controffensiva che ormai aspettano tutti.

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