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Il primo voto con l'incubo Isis ma il terrorismo esce sconfitto

Il primo voto con l'incubo Isis ma il terrorismo esce sconfitto

La Francia come l'Irak, la Siria, l'Afghanistan. Si è votato con l'incubo del terrorismo islamico. I seggi elettorali blindati perché considerati «obiettivi sensibili», cioè possibili bersagli di attentati dei fanatici che uccidono urlando «Allah è il più grande». Apparentemente hanno fallito, considerando che la percentuale di chi è andato a votare è rimasta sostanzialmente immutata rispetto alle precedenti elezioni del 2012. I francesi non si sono fatti intimidire, hanno reagito superando la paura di ritrovarsi vittime della ferocia sanguinaria di chi disconosce la sacralità della vita propria e altrui, ha prevalso la volontà di salvaguardare la libertà di voto che è il fulcro della democrazia. Ma di fatto la paura del terrorismo islamico c'è, si è radicata nel vissuto dei francesi. Così come è per gli svedesi, i britannici, i belgi, i tedeschi, gli olandesi. La paura del terrorismo islamico, più in generale la paura dell'islamizzazione delle nostre società, è ormai parte integrante della quotidianità degli europei, è una presenza innegabile con cui siamo costretti a confrontarci e a scontrarci. Al tempo stesso le elezioni francesi sono le prime in Europa in cui ci si è affrancati dalla paura di denunciare l'islam, non ancora come religione, ma come ideologia sì, declinandolo come «islam radicale». Laddove ovunque in Europa, resta un tabù abbinare la parola «islam» al concetto di per sé criminalizzante di «terrorismo» o «totalitarismo», finalmente in Francia è stata sdoganata la denuncia dell'islam, finalmente i candidati alle presidenziali francesi hanno smesso di raggirare i cittadini, permettendo loro di potersi identificare con un linguaggio della politica che rappresenta correttamente la realtà del loro principale incubo. Ed è del tutto evidente che nel ballottaggio tra la Le Pen e Macron emergeranno come centrali sia il tema del terrorismo islamico, con circa 16mila «islamici radicalizzati» francesi che minano costantemente la sicurezza dei cittadini, sia il tema del fallimento del modello di convivenza denominato «assimilazionismo», perché sostanzialmente molti musulmani non si integrano, s'identificano nell'islam non nella laicità, si riconoscono nelle moschee più che nello Stato, in parte aspirano a imporre la sharia, la legge di Allah. Sul nastro di partenza del ballottaggio si delineano due prospettive radicalmente diverse: liberare con il pugno duro la Francia non solo dai potenziali terroristi islamici ma anche dall'ideologia islamica che li anima, o affidare ai «musulmani moderati» il compito di isolare i «fanatici» promuovendo comunque la diffusione dell'islam e delle moschee. Ma non è da escludere che Macron, pur di bloccare la vittoria della Le Pen, assuma delle posizioni assai vicine alle sue, come hanno già fatto i candidati centristi in Austria e in Olanda per fermare il successo della destra. Comunque vada, la guerra al terrorismo islamico e il fallimento dell'integrazione dei musulmani sono ormai le priorità della Francia e dell'Europa.

magdicristianoallam@gmail.com

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