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Dopo la proroga alla May serve ancora un sì. Vuol evitare la partecipazione alle Europee

Il Parlamento dovrà votare il piano già bocciato. Corbyn: "Referendum bis"

Dopo la proroga alla May serve ancora un sì. Vuol evitare la partecipazione alle Europee

Londra Brexit rimandata a ottobre e Theresa May si prepara a rimanere in sella ancora sei mesi. Dopo un dibattito lungo sette ore, mercoledì notte Bruxelles ha concesso tempo al Regno Unito fino al 31 ottobre per uscire dall'Europa. La premier aveva chiesto una proroga corta fino al 30 giugno, ma si aspettava un rifiuto da parte dei 27 quindi anche fine ottobre va bene, soprattutto perché si tratta di una proroga flessibile che consente alla Gran Bretagna di andarsene prima, qualora si trovi un accordo in anticipo. May si augura che questo accada, perlomeno prima del 22 maggio, evitando così la frana delle elezioni europee, ma dopo due anni di fallimenti sono in pochi a essere ottimisti.

Così se da una parte è un sollievo sia per la maggioranza sia per l'opposizione l'aver cancellato il rischio di uscire dall'Europa proprio oggi senza paracadute, dall'altra il governo deve ora fare i conti con lo spettro delle europee e il rischio che la partecipazione inglese a questo voto porti a un nuovo successo politici come Nigel Farage e il suo nuovo partito della Brexit. Senza contare che gli ultimi sviluppi della vicenda hanno fatto sì che May potesse rimangiarsi la promessa di farsi da parte nelle prossime settimane come speravano molti dei suoi colleghi di partito. Nella conferenza stampa seguita alla chiusura del meeting europeo di mercoledì il presidente del Consiglio Donald Tusk ha lanciato un messaggio chiaro agli «amici inglesi». «Non gettate via il tempo che vi abbiamo concesso». Eh già, perché alla fine il pericolo rimane sempre quello, vale a dire che il Regno Unito continui nelle sue infruttuose trattative interne e rimanga incapace di trovare un accordo. Bruxelles dal canto suo ha stabilito che non vi saranno nuove negoziazioni, l'accordo valido resta quello siglato in precedenza dalla May e rigettato dal Parlamento per ben tre volte. Se poi il Regno Unito si rifiutasse di partecipare al voto europeo, dovrebbe uscire senza intesa il 1° giugno.

Ieri Theresa May ha difeso in Parlamento la proroga, promettendo ancora una volta una Brexit «ordinata». «Sono profondamente rammaricata che il mio accordo non abbia ricevuto l'appoggio dei parlamentari ha dichiarato la premier e l'intero Paese si sente frustrato perché il divorzio dall'Unione europea non è stato completato. A questo punto le scelte sono chiare e ritengo che dobbiamo sforzarci al massimo per raggiungere un consenso, nell'interesse nazionale». Il governo ha quindi intenzione di continuare i colloqui con i laburisti per trovare un compromesso almeno sulla parte modificabile dell'accordo, quella relativa alle future relazioni con l'Europa. «Accordarsi non sarà facile ha aggiunto May ma in questa situazione è necessario che entrambe le parti lavorino insieme». Per Jeremy Corbyn la proroga raggiunta nella nottata di mercoledì rappresenta «non solo un fallimento diplomatico, ma un'altra dimostrazione dell'incapacità del governo di gestire la Brexit».

Corbyn ha sottolineato che i colloqui con il governo sono stati finora seri e dettagliati, ma l'esecutivo deve essere pronto a fare dei compromessi e se non si dovesse raggiungere un risultato, tutte le opzioni dovrebbero venir riconsiderate, compresa quella del referendum.

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