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Puigdemont diserta i giudici E la Catalogna si spacca

Il presidente non si presenterà al tribunale di Madrid per rispondere delle accuse. I legali: «Vadano in Belgio»

Puigdemont diserta i giudici E la Catalogna si spacca

Barcellona Questa mattina Carles Puigdemont, il presidente destituito della Comunità autonoma catalana, non sarà nell'aula centrale del Tribunale Supremo di Madrid per essere ascoltato per l'accusa dei reati di ribellione, sedizione e malversazione di denaro pubblico (fondi statali dirottati per organizzare il referendum illegale del 1° ottobre). L'avvocato Paul Bekaert, assoldato dall'ex president in Belgio e, famoso per avere difeso e trattato la resa di alcuni terroristi baschi indipendentisti dell'Eta, l'ha anticipato mercoledì alla tv belga e fiamminga Vtm e Vrt: «Per come stanno le cose ora, non vedo le condizioni ideali affinché torni in Spagna nelle prossime settimane. Gli ho suggerito di chiedere di essere interrogato qui in Belgio. È possibile, ed è abbastanza ovvio che adotteremo la strategia dell'attesa, per vedere che cosa accade». Inoltre, il legale ha aggiunto che: «Siamo pronti a contrastare qualsiasi richiesta di estradizione arrivi da Madrid». Una richiesta che, a quanto scrive LaVanguardia, sarà presentata tra poche ore all'autorità belga. Infatti, il rifiuto di Puigdemont di comparire oggi e domani davanti ai magistrati, è una violazione che produce un mandato di arresto internazionale.

L'Audencia nacional, il Supremo di Spagna, martedì aveva convocato per le nove di mattina del 2 e del 3 novembre Puigdemont e tredici membri del governo catalano destituito dall'applicazione delll'articolo 155 da parte del premier Mariano Rajoy. I suoi consiglieri hanno fatto sapere che si presenteranno in Tribunale, mentre il rifiuto dell'ex governatore, secondo l'avvocato Bekaert, nasce dalla convinzione che: «Il mio cliente non avrebbe un processo equo in Spagna». Bruxelles, ora, deve decidere se accogliere o no, in base agli accordi europei del 2002, un'eventuale richiesta di estradizione. Il Belgio, infatti, non condivide il medesimo codice penale spagnolo e questo potrebbe creare difetti di applicazione delle procedure internazionali e allungare i tempi per l'arresto dell'ex numero uno della Catalogna.

Puigdemont, esiliatosi a Bruxelles all'hotel Chambord, un tre stelle da 70 euro a notte, intanto, continua a tenere viva la causa separatista, anche se Madrid ha bloccato il sito internet ufficiale dell'ex Govern. Lui ha creato, tramite il suo profilo Twitter, un nuovo dominio web: www.president.exili.eu, (presidente in esilio). Nel portale si presenta ancora come l'indefesso President della Catalogna oppressa da Madrid e commenta la situazione, scrivendo molti consigli per il popolo indipendentista.

Ma sul fronte di Barcellona, i catalani che vogliono la separazione e la Repubblica di Catalogna in queste ore d'attesa, sono attraversati da dubbi profondi, alimentati dalle dure dichiarazioni dell'ex consigliere per l'Impresa e la Ricerca della Generalitat, Santi Vila. L'ex ministro catalano, l'unico a essersi dimesso lo scorso 27 ottobre - prima dell'intervento di Madrid - per protesta contro la decisione di Puigdemont di non convocare le elezioni anticipate, ieri ha dato apertamente del «traditore» al suo ex presidente. E ha annunciato che correrà contro di lui il 21 dicembre. «Preferisco restare solo e uscire dal coro, ma tenermi le mie ragioni e motivazioni», ha detto Vila, aggiungendo: «Siamo stati troppo ingenui a improvvisare la separazione. Che cosa abbiamo ottenuto? La perdita dell'autonomia. Ora dobbiamo liberarci di ogni coinvolgimento emozionale, perché altrimenti saremo sempre approssimativi». L'Anc (l'Assemblea nazionale catalana che ha organizzato il referendum) sconvolta per il leader Jordi Sánchez in galera e per il president in esilio, si è chiusa nel silenzio stampa, mentre le crepe spaccano il fronte più integralista.

Persino gli irriducibili di Omníum, l'associazione culturale che comprende anche ex terroristi separatisti catalani, fuoriusciti dai defunti movimenti anni Ottanta Maulets e Catalunya lliure, rimangono perplessi.

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