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Putin si ricandida. Senza opposizione

Lo «zar» si presenterà da indipendente. Navalny escluso: potrebbe «destabilizzare»

Putin si ricandida. Senza opposizione

«Non pretenderete che sia io ad addestrare i miei oppositori?». Vladimir Putin scherza durante l'annuale mega conferenza stampa a cui quest'anno erano accreditati 1640 giornalisti di tutto il mondo, ma c'è poco da scherzare. Il presidente russo ha appena annunciato la propria ricandidatura alla poltrona del Cremlino e sta rispondendo a una domanda di Ksenia Sobtchak, che probabilissimamente sarà l'unica candidata di ciò che in Russia si può definire un'opposizione. «Perché ha paura delle opposizioni? - chiede la bella e appariscente figlia di Anatoli Sobchak, che negli anni Novanta fu sindaco di San Pietroburgo - Quella russa esiste ed è matura a sufficienza, ma il problema è che non le viene concesso di presentarsi alle elezioni». E cita il caso del popolare blogger e attivista politico Aleksei Navalny, che entra ed esce di galera in base ad accuse pittoresche tipo furto di legname e agitazione di piazza e che certamente non potrà candidarsi alla presidenza come vorrebbe.

Putin replica in perfetto autocratese: «Esistere come oppositori non significa essere maturi per esserlo. Per quanto riguarda i personaggi da lei citati - Putin non nomina mai Navalny, è un tabù assoluto - vuole forse che da noi in piazza girino decine di questi Saakashvili? Si tratta solo di un Saakashvili in versione russa». Qualcuno nel pubblico si sarà chiesto chi in Russia distribuisca le patenti di maturità per poter fare politica liberamente, ma non ci vuol molto a capirlo: è Putin stesso. Ma la citazione di Mikhail Saakashvili è assolutamente illuminante: Putin si riferisce all'ex presidente della Georgia, in seguito cooptato dal capo dello Stato ucraino Petro Poroshenko (che di Putin è nemico giurato) per fare il ministro nel suo Paese d'adozione e di recente diventato un oppositore attivissimo dello stesso Poroshenko.

Putin insiste sul concetto: «Volete che questi Saakashvili destabilizzino la situazione nel Paese? Volete rivivere un altro Maidan, che da noi ci siano tentativi di colpo di Stato? Non lo permetterò». Lo «zar» si riferisce alla rivolta di Kiev che nel 2014 portò alla cacciata del presidente filorusso Viktor Yanukovic: è il suo incubo preferito e si rifiuta di considerare che gli ucraini abbiano scelto liberamente e non guidati da qualche mestatore occidentale. E quando parla di «destabilizzazione del Paese» allude in realtà al suo ipotetico allontanamento dal potere.

Questa eventualità viene evitata con ogni mezzo. L'autocrate Putin gode di popolarità sufficiente per vincere in marzo, ma non gli basta: ha annunciato che si candiderà da indipendente, così che tutti i russi di buona volontà possano sentirsi liberi di votare per lui, ovviamente nell'interesse nazionale che lui solo è adeguato a rappresentare.

E in effetti, sfidarlo apertamente è un esercizio molto pericoloso: chi ci ha provato sul serio è finito in Siberia per un decennio (Khodorkovski), o è dovuto fuggire all'estero (Berezovski, poi morto di uno strano suicidio a Londra, e come lui molti altri), o è stato sistemato direttamente al cimitero (Anna Politkovskaia, Aleksandr Litvinenko e Boris Nemtsov, per citare solo i più noti).

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