Strage di Las Vegas

Quanti eroi sotto la pioggia di proiettili. Il marine ruba un furgone per salvare i feriti

Sonny, infermiere, è morto dopo aver aiutato a sopravvivere la moglie medico

Quanti eroi sotto la pioggia di proiettili. Il marine ruba un furgone per salvare i feriti

New York - Un infermiere ha perso la vita mentre cercava di proteggere la moglie, una donna è morta nelle braccia del marito, una ventenne davanti alla madre, che l'aveva accompagnata a sentire la sua band preferita. Mentre si scava nella vita del killer di Las Vegas Stephen Paddock, per capire cosa lo ha spinto a compiere il massacro dalla sua camera al 32° piano dell'hotel Mandalay Bay di Las Vegas, emergono le storie delle vittime della strage. Persone di tutte le età provenienti dai quattro angoli del Paese, accomunate dalla passione per la musica country e dalla voglia di divertirsi durante la tre giorni del festival Route 91 Harvest nella città del Nevada.

La prima delle 59 vittime (e 527 feriti) che è stata identificata è Sonny Melton, infermiere di 29 anni del Tennessee, arrivato al concerto con la moglie Heather, che ha cercato sino all'ultimo di proteggere dalla pioggia di fuoco. «Mi ha salvato la vita. Mi ha afferrato e abbiamo iniziato a correre. Poi ho sentito che era stato colpito alla schiena - ha raccontato la donna -. Voglio far sapere a tutti quanto fosse un uomo di buon cuore mio marito, ma adesso riesco a malapena a respirare». I due si erano conosciuti in ospedale, dove lui aiutava lei, chirurgo, in sala operatoria, e si erano sposati l'anno scorso.

Adrian Murfitt, 35enne pescatore di Anchorage, in Alaska, era invece a Las Vegas per festeggiare una pesca particolarmente fortunata. «È stato colpito al collo, ed è morto tra le mie braccia», ha spiegato Brian, l'amico che era con lui. Stesso destino per Denise Burditus, pensionata di Martinsburg, West Virginia, che aveva appena postato una foto sorridente con il marito Tony. «Ho perso colei che era mia moglie da 32 anni, madre di due figli, e nonna (quasi) di cinque nipoti - ha detto l'uomo -. Denise è morta tra le mie braccia. Ti amo piccola». Poi c'è Jenny Parks, insegnate alla scuola materna di Lancaster, in California, che era al festival insieme al marito Bobby, rimasto ferito al braccio. Ma ci sono anche Rachel la poliziotta di Manhattan Beach e Sandra la professoressa californiana, Susan l'impiegata, Lisa la segretaria, Rhonda la designer di Boston, Jennifer ed Angie, solo 20 anni, entrambe della California.

Nella tragedia, però, ci sono anche tante storie di eroismo, di gente che ha messo a rischio la propria vita per cercare di salvare quante più persone possibile, evitando che il bilancio della strage divenisse ancora più drammatico. Come il vigile del fuoco dell'Arizona Kurt Fowler, ferito alla gamba mentre proteggeva con il suo corpo la moglie Trina. O l'insegnante in pensione Mike Cronk, a Las Vegas per festeggiare il suo 48° compleanno, che ha trascinato l'amico ferito al petto sotto il palco, usando la camicia per fermare l'emorragia. Forse, grazie a lui, riuscirà a sopravvivere. Il vigile del fuoco di Glendale Steve Keys, invece, è stato colpito al petto mentre praticava la respirazione artificiale ad una donna: ha una ferita che arriva fino allo stomaco, ma ce la farà. Mentre l'ex marine 29enne Taylor Winston e l'amica Jenn Lewis hanno rubato un furgone incustodito con cui sono riusciti e portare oltre venti persone in ospedale: «Fortunatamente c'erano le chiavi sopra - ha raccontato - così abbiamo iniziato a fare la spola con il Desert Springs Hospital Medical Center fino a che non sono arrivate altre ambulanze».

E il 42enne ex cecchino dell'Esercito americano in Iraq, Rob Ledbetter, ha iniziato a prestare cure di emergenza ai feriti, proprio come faceva sul campo di battaglia: ha chiesto ad un uomo di togliersi la camicia, che ha usato come laccio emostatico per fermare l'emorragia di una ragazzina il cui volto era coperto di sangue, ha soccorso un uomo ferito ad una spalla, e ha fasciato con una camicia la gamba di un altro uomo trafitta da una pallottola.

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