Mondo

Quei partigiani dell'orrore assetati di "Sangue occidentale"

Nel libro di Carnieletto e Indini l'assalto jihadista alle nostre città e ai nostri valori. Che ha già fatto oltre 770 morti

Quei partigiani dell'orrore assetati di "Sangue occidentale"

La guerra dell'Occidente, il terrorismo islamico, gli anni orribili dell'Europa ma non solo. Si intitola Sangue occidentale ed è il nuovo libro dei nostri Matteo Carnieletto e Andrea Indini dopo il successo di Isis segreto. Sarà allegato domani al Giornale al prezzo di 8.50 euro, rientra nelle iniziative degli Occhi della guerra, spiega con fatti, analisi, cifre come l'Occidente sia nel mirino del terrorismo islamico. Ve ne anticipiamo uno stralcio. Perché conoscere serve a capire.

Il 2015 ha rappresentato l'annus horribilis per l'Europa. Tutto è iniziato con la strage di Charlie Hebdo, il 7 gennaio, ed è proseguito con gli attacchi in Danimarca, in Tunisia, nel Sinai, per poi concludersi, quasi fosse un magico cerchio dell'orrore, ancora in Francia, il 13 novembre, con attacchi multipli culminati nella carneficina del teatro Bataclan. Tutti questi attentati nessuno escluso hanno un minimo comune denominatore: sono rivolti contro occidentali, anche quando vengono compiuti in Africa, e sono firmati dall'Isis, lo Stato islamico che pur battendo in ritirata in Iraq, Siria e Libia sta continuando a mietere vittime in tutto il mondo.

Il 2016 sembra essere un anno ancora peggiore rispetto a quello precedente. Prima l'attacco all'aeroporto di Bruxelles avvenuto pochi giorni dopo l'arresto di Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi poi quelli in America, a San Bernardino e a Orlando. Si è proseguito quindi con gli attentati di Dacca, dove sono morti nove nostri connazionali; di Nizza, costati la vita a ottantaquattro persone, di cui molti bambini; e poi in Germania, a Heidingsfeld, dove un pakistano di diciassette anni ha ferito cinque persone con un'ascia, e ad Ansbach, dove un siriano si è fatto saltare in aria, ferendo quindici persone. Settecentosettanta morti falciati dall'odio islamista.

Ci troviamo davanti a una precisa strategia del terrore. Gli attacchi contro l'Occidente continuano a moltiplicarsi. Lo vediamo purtroppo ogni giorno. Ma perché? Il motivo fondamentale è che l'Isis sta perdendo terreno. Lo Stato islamico ha dovuto abbandonare il 50% dei suoi territori in Iraq e il 20% in Siria. La battaglia di Mosul potrebbe dare la spallata definitiva al Califfato e l'Isis sparirebbe là dove è nato. Proprio a Mosul, Al Baghdadi aveva annunciato la creazione di uno Stato islamico e aveva lanciato la sua sfida al mondo intero. La situazione in Libia è ancora peggiore per i terroristi, che hanno perso l'85% delle zone in loro possesso. Almeno per il momento sembrerebbe essere quindi andata a monte l'idea di mantenere uno Stato vero e proprio e ciò avrebbe provocato un cambio di strategia da parte dei jihadisti. Non a caso, proprio davanti all'arretramento dell'Isis, Abu Muhammad al-Adnani, il portavoce dell'autoproclamato Califfo Abu Bakr Al Baghdadi, ha affermato: «Non combattiamo per difendere un territorio o per mantenerne il controllo». Una retromarcia clamorosa se si pensa che l'elemento che ha caratterizzato la propaganda dell'Isis rispetto a quella di Al Qaida e degli altri movimenti terroristici degli ultimi decenni è proprio il tentativo di creare uno Stato.

A cosa ci troviamo di fronte oggi? Terroristi agguerriti che vanno e vengono dai territori controllati dallo Stato islamico fino al cuore dell'Europa. C'è chi si mischia tra i migranti e chi, invece, passa senza che nessuno osi dire «beh». Ci troviamo poi a dover combattere i «partigiani» dell'orrore. Il riferimento è a un libro di Carl Schmitt, Teoria del partigiano, appunto. Il partigiano non ha una divisa, non lo si riconosce. «Il partigiano combatte da irregolare». Combatte per un ideale, qualunque esso sia. «Il partigiano moderno non si aspetta dal nemico né diritto, né pietà. Egli si è posto al di fuori dell'inimicizia convenzionale della guerra controllata e circoscritta, trasferendosi in un'altra dimensione: quella della vera inimicizia, che attraverso il terrore e le misure antiterroristiche cresce continuamente fino alla volontà di annientamento». È una mina vagante, l'antesignano del lone wolf, il lupo solitario di Al Baghdadi. Non conduce una guerra, ma una guerriglia. Per questo è più pericoloso. Ad un anno dai tragici fatti del Bataclan e degli attacchi multipli di Parigi che hanno portato alla morte più di centotrenta persone e al ferimento di più di trecentocinquanta innocenti, l'Europa e l'Occidente non sono ancora al sicuro. Le minacce si fanno ogni giorno più frequenti e la coordinazione tra lupi solitari e Stato islamico sempre più forte.

Ed è per questo che, potenzialmente, siamo tutti nel mirino del terrorismo di matrice islamica.

Commenti