Afghanistan in fiamme

Il dolore e la salvezza "selettiva"

Le immagini degli afghani in attesa di salire sugli aerei che li condurranno in Occidente consolano, come se con loro salvassimo anche i nostri valori, le nostre donne e i nostri bambini da una brutalità ormai inammissibile.

Il dolore e la salvezza "selettiva"

L e immagini degli afghani in attesa di salire sugli aerei che li condurranno in Occidente consolano, come se con loro salvassimo anche i nostri valori, le nostre donne e i nostri bambini da una brutalità ormai inammissibile. Ci ha consolato la presenza all'aeroporto di Kabul di Tommaso Claudi, giovane diplomatico italiano fotografato mentre solleva un bambino in lacrime, schiacciato e spaventato. Ci hanno consolato i militari americani che cullano i neonati afghani con dolcezza paterna. Non possiamo però definirli come quei Giusti che salvando un uomo salvano il mondo intero come insegna il talmud, testo sacro dell'ebraismo. I Giusti tra le Nazioni, come Perlasca o Bartali, salvarono migliaia di ebrei a rischio della loro vita soltanto perché non potevano ammettere l'ingiustizia e tollerare i patimenti delle persone di cui sapevano empaticamente mettersi i panni. I soldati americani, il diplomatico italiano sono eroi perché di fronte alla scelta tra la banalità del bene e del male, in un istante preciso, si sono schierati in difesa della dignità dell'uomo, ma erano lì per professione.

Le forze della coalizione hanno restituito ai talebani un Paese tra i più poveri al mondo, in cui i diritti saranno di nuovo calpestati e la violenza farà da padrona. Ci siamo indignati di fronte a una ritirata che per gli afghani significa tornare indietro di vent'anni, in un incubo da non augurare al peggior nemico e poi di fronte ad attimi di tenerezza dei nostri, che non cambieranno il destino dei 39 milioni di afghani che rimangono in patria, abbiamo dimenticato l'indignazione e ci siamo accontentati di veder salvi quelli che ci hanno aiutato durante la permanenza in un paese in cui non eravamo stati invitati.

Gli afghani che rimangono alla mercé dei talebani hanno visto connazionali salire sugli aerei e avranno provato un doppio dolore: trovarsi in un deserto arido e avere sete, poi d'improvviso vedere una sorgente d'acqua, ma essere destinati a soffrire comunque la siccità.

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