Referendum indipendenza in Catalogna

Rajoy prepara la stretta Già a gennaio il voto sul futuro dei catalani

Il premier: «Torni la legalità nella Regione» Accordo politico per le elezioni anticipate

Rajoy prepara la stretta Già a gennaio il voto sul futuro dei catalani

La força de la gent. Puntano sulla moltitudine i separatisti. Sui grandi numeri. La forza della gente appunto per dar fastidio a Madrid.

L'ultima trovata è far ritirare ai catalani i soldi dalle banche traditrici. Code agli sportelli dei bancomat e via i propri risparmi, da mettere sotto al materasso piuttosto che lasciarli nelle casse di quelle banche che hanno spostato le loro sedi fuori dalla Catalogna. A dir poco autolesionistico il consiglio dei separatisti che ora chiedono al popolo di farle fallire quelle cinque banche e fa niente se poi il rischio vero è quello di farsi male, di bruciarsi, come è successo alla Grecia, all'Argentina.

Brutte le immagini di queste code agli sportelli, presagi di pericolo grave, di ripicche che non hanno mai lieti fine, soprattutto per i singoli cittadini, per la gente appunto che la forza rischia di perderla in modo troppo doloroso. «È ora di dimostrare che la nostra forza sta in ciascuno di noi, che la somma di piccoli gesti individuali può cambiare tutto», recita l'appello di Omnium Cultural e Assemblea Nazionale Catalana (Anc). E intanto le banche iniziano a contare i danni. Solo i primi purtroppo. Nove miliardi di euro i depositi che hanno lasciato le casse di CaixaBank e Banco Sabadell per le tensioni.

E resta la fuga la paura dei mercati. I numeri fanno tremare: sono salite a 1.185 le imprese che dopo il referendum hanno trasferito la propria sede legale fuori dalla regione. Soltanto ieri hanno trasferito la sede 268 aziende. E da Bruxelles il primo ministro Mariano Rajoy ha avvertito che il governo spagnolo avvierà oggi l'iter dell'articolo 155 in Catalogna, perché «non è possibile che vi sia una parte del Paese dove la legge non viene applicata». Il tema non era all'ordine del giorno del summit, ma Rajoy porta a casa dichiarazioni di sostegno all'unità della Spagna da parte degli altri leader europei. «Siamo stati molto prudenti, abbiamo riflettuto, abbiamo lanciato avvertimenti e avvisi, ma non è accettabile che il governo violi la legge», ha affermato Rajoy, spiegando che le misure da portare avanti nell'ambito dell'articolo 155 saranno concordate con i socialisti del Psoe e Ciudadanos.

Il primo ministro non ha voluto commentare la notizia di un accordo con il Psoe per elezioni anticipate in Catalogna a gennaio. «Ci saranno misure e saranno concordate, ma saranno rese note oggi», ha affermato. «L'utilizzo dell'articolo 155 non presuppone l'uso della forza», ha rimarcato Rajoy, sottolineando che si tratta di recuperare «la legalità istituzionale». Ma a dare la notizia dell'accordo per un voto a gennaio è stata Carmen Calvo, ex ministro della Cultura del Psoe, docente di diritto costituzionale, che guida la delegazione socialista che sta lavorando con l'esecutivo per tradurre in concreto l'attuazione dell'articolo 155, di fatto mai applicato. Calvo ha spiegato che «l'obiettivo di ripristinare tranquillità e democrazia in Catalogna si traduce nelle urne» e che «l'attivazione dell'articolo 155 non ha alcuna funzione punitiva, ma rappresenta l'unica via d'uscita che la Costituzione permette». La presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell, ha convocato per lunedì alle 10.30 la riunione della Giunta dei portavoce che dovrà fissare l'ordine del giorno per la prossima plenaria, in cui i gruppi indipendentisti prevedono di approvare una dichiarazione di indipendenza.

Eccole le due strade che per ora sono destinate a non incrociarsi mai.

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