Coronavirus

Regole uguali per tutti. In campo pure l'esercito

Una macchina militare per la campagna vaccinale. Si consolida, accelera e prende forma la sfida che attende il Paese: vaccinare in pochi mesi milioni di persone, recuperando il ritardo accumulato nelle prime settimane dell'anno.

Regole uguali per tutti. In campo pure l'esercito

Una macchina militare per la campagna vaccinale. Si consolida, accelera e prende forma la sfida che attende il Paese: vaccinare in pochi mesi milioni di persone, recuperando il ritardo accumulato nelle prime settimane dell'anno. Per rafforzare il piano, il governo avrebbe allo studio anche postazioni vaccinali mobili e inoltre, mentre si continua a lavorare su una produzione «autarchica» cui tiene molto il premier Mario Draghi, sul tavolo c'è anche la possibile estensione vaccino AstraZeneca agli «over 65», su cui si attende solo il via-libera dell'Aifa.

Nel giorno in cui è stato annunciato il superamento delle 5 milioni di dosi somministrate, ieri, il governo ha mostrato tutta l'intenzione di svoltare, ben consapevole che questo compito - insieme alla gestione dei miliardi del Recovery europeo - sarà la sua vera grande missione. Un vertice, ieri, è stato convocato per (ri)mettere a punto la campagna. Con il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e il ministro della Salute Roberto Speranza, hanno partecipato anche il nuovo capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il commissario all'emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo. E proprio nel decreto di nomina del generale - che ricoprirà l'incarico «a titolo gratuito» come il predecessore - il premier ha messo nero su bianco la facoltà per Figliuolo di disporre delle forze armate, con una sostanziale differenza rispetto alla nomina del predecessore Domenico Arcuri.

«La nascita di questo governo è stata determinata da una forte volontà di unità nazionale, ma anche dalla concreta esigenza che il Paese avverte, di una decisa implementazione della campagna di vaccinazione» ha detto Gelmini nel corso dell'incontro, che ha definito le coordinate entro le quali la campagna si muoverà: regole certe e uguali per tutti, sostegno alle Regioni che non ce la fanno e un apparato più strutturato e pronto all'eventualità di una «guerra al Covid» che potrebbe durare anni, in varie forme. Questi i punti discussi da governo ed enti locali, insieme alla necessità di conservare scorte di vaccino per particolari urgenze. Di un «fondo di solidarietà» ha parlato il ministro Speranza: un accantonamento dell'1-2% di ciascuna consegna per la creazione di «riserve» da usare nelle zone in cui il virus si propaga con «maggiore forza e rapidità anche a causa delle varianti».

Nel decreto di nomina del nuovo commissario, si riconosce «la necessità di assicurare la più elevata risposta sanitaria all'emergenza epidemiologica», anche «mediante il sinergico ed efficiente utilizzo di tutte le capacità di pianificazione e programmazione operativa e degli assetti logistici e sanitari a disposizione del sistema Paese compresi quelli delle forze armate». Il commissario straordinario, quindi, si potrà avvalere di specifiche professionalità militari.

Intanto, si è stabilito di dare a tutta l'operazione una «cornice normativa» più precisa, affinando i meccanismi di distribuzione, definendo i compiti di specializzandi e medici di famiglia e sancendo la dose unica per coloro che hanno già avuto il Covid. Altre questioni poste dal ministro Gelmini: la priorità dei disabili, le vaccinazioni agli operatori scolastici e un'indicazione più univoca delle «categorie essenziali», per porre fine con un criterio nazionale alla «babele» in cui i vari territori danno la precedenza chi agli avvocati, chi ai professori universitari, chi ad altre figure professionali.

Infine, sarà creato un tavolo permanente nazionale, con un responsabile per ogni Regione: un Guido Bertolaso per tutti.

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