Coronavirus

La ricerca scandalo: "Regione Lombardia ha truccato i dati. Deve restare chiusa"

Nelle ore in cui il governo è riunito per decidere se sbloccare i confini regionali o no, arriva un'accusa a gamba tesa che potrebbe rimettere in discussione tutto.

La ricerca scandalo: "Regione Lombardia ha truccato i dati. Deve restare chiusa"

Nelle ore in cui il governo è riunito per decidere se sbloccare i confini regionali o no, arriva un'accusa a gamba tesa che potrebbe rimettere in discussione tutto. «La Lombardia trucca i numeri» sostiene la fondazione Gimbe, che si occupa di ricerca sanitaria. «Ci sono troppe stranezze sui dati, molti dimessi dati per guariti, ritardi, riconteggi. Come se ci fosse la necessità di tenere i numeri sotto una certa soglia. C'è il ragionevole sospetto che le regioni aggiustino i dati sul monitoraggio» sostiene il presidente Nino Cartabellotta.

L'istituto ha preso in considerazione i dati dal 4 al 27 maggio e sostiene che il Nord Italia non sia pronto alla ripartenza del 3 giugno. «Si è mollato proprio quando nella fase 2 occorreva avere una raccolta dati molto più analitica, precisa e capillare» sostiene Cartabellotta. Per di più, la confusione si è intrecciata sia con l'annullamento del bollettino quotidiano della protezione civile dalla fine di aprile, sia con la responsabilità delle Regioni, dalla metà di maggio, di gestire il monitoraggio dei dati e delle eventuali misure in deroga. «È evidente - spiega il Gimbe - che questa coincidenza di controllore e controllato può far sì che ci siano comportamenti opportunistici come effettuare meno tamponi diagnostici».

Giornata delicata ieri in Regione Lombardia anche perchè l'assessore Giulio Gallera è stato ascoltato in Procura (come atto dovuto) nell'inchiesta sulla zona rossa ad Alzano e la gestione dei pazienti nelle Rsa. Oggi, mentre in Lombardia si attende una risposta sul «liberi tutti» toccherà al presidente Attilio Fontana essere ascoltato come persona informata dei fatti.

I TAMPONI

Per capire la reale incidenza dei nuovi casi sul numero di tamponi eseguiti non bisogna prendere, come invece viene fatto, il totale dei tamponi, ma solo quelli utili alla diagnosi. Senza cioè contare i «bis» fatti per confermare la guarigione. In questo modo la percentuale dei tamponi effettuati in Lombardia non sarebbe l'1,7% ma il 6%, un dato ben superiore alla media nazionale, pari al 2,4%. In base a questo ragionamento, anche altre regioni sarebbero in situazioni a rischio: la Liguria con il 5,8% e il Piemonte con il 3,8%.

I CASI POSITIVI

Il numero dei positivi è sottostimato perché manca un tamponamento esteso a tutti. I tamponi per 100mila abitanti in Lombardia sono 1.608, poco sopra la media nazionale di 1.343. Ma se si fosse fatto un test di massa, i malati risulterebbero molti di più. Le regioni che invece ne fanno di più sono la Valle d'Aosta (4.076) e la provincia di Trento (4.038).

I CASI GIORNALIERI

I nuovi casi giornalieri per 100mila abitanti in Lombardia sono 96, tre volte tanto la media nazionale di 32. Sono 76 in Liguria e 63 in Piemonte. A 23 giorni dall'allentamento del lockdown, la curva del contagio «non è adeguatamente sotto controllo in Lombardia, Liguria e Piemonte: in queste regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all'esecuzione di tamponi diagnostici».

GUARITI E DIMESSI

La Lombardia, sostiene lo studio Gimbe, sovrastima i guariti perché li comunica insieme ai dimessi di cui non è noto lo status di guarigione, clinica o virologica. Ciò fa sì che i 24.037 soggetti oggi potenzialmente infetti in realtà possano essere di più.

E ciò, insieme alla limitata propensione a fare tamponi, sottostima il valore dell'indice Rt.

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