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Scontri, lacrimogeni e ressa: 125 morti. La strage dopo un'invasione di campo

Tifosi furiosi dopo la sconfitta, la polizia carica e nella calca è tragedia: secondo disastro più grave in uno stadio. I precedenti

Scontri, lacrimogeni e ressa: 125 morti. La strage dopo un'invasione di campo

Prima l'invasione di campo, poi le cariche della polizia e i lacrimogeni. La ressa, il panico e la strage. Tremenda. Sono almeno 125 le vittime del disastro allo stadio di Malang, nella provincia indonesiana di Giava Orientale. Oltre 200 invece i feriti, di cui alcuni in gravi condizioni. Una pagina nera per il calcio mondiale: si tratta infatti di una delle peggiori tragedie capitate in uno stadio, le seconda più grave per numero di vittime dopo quella di Lima del 1964.

Tutto è successo pochi secondi dopo la gara tra l'Arema FC e il Persebaya Surabaya. I tifosi di casa, infuriati per la prima sconfitta in 20 anni contro i rivali di sempre, hanno preso d'assalto lo stadio Kanjuruhan gremito da oltre 42mila spettatori, invadendo il campo almeno in tremila, travolgendo tutto e tutti, anche un paio agenti di polizia. A quel punto la reazione delle forze dell'ordine è stata durissima e forse non adeguata: lancio di lacrimogeni e cariche per spingere i tifosi di nuovo sugli spalti. A quel punto è stato il caos: Quando i poliziotti hanno lanciato i lacrimogeni le persone sono corse istintivamente verso le uscite: tutti si spingevano, ho visto molti morire», racconta un testimone. Decine di persone sono morte calpestate mentre cercavano una via di fuga verso le uscite, tra loro anche alcuni bambini. I video mostrano immagini terribili e scena da guerriglia urbana. Negli scontri sono stati distrutti almeno 13 veicoli dentro e fuori dallo stadio.

Mentre il governo provinciale ha disposto che le famiglie delle vittime vengano risarcite con 10 milioni di rupie, circa 670 euro, il governo indonesiano è finito nella bufera. Il presidente Joko Widodo che si è scusato pubblicamente, ha promesso indagini approfondite e ha disposto la sospensione di tutte le altre partite fino a quando «non saranno completati i miglioramenti nella sicurezza». È allarme nel Paese e non solo, anche perché il prossimo maggio l'Indonesia ospiterà i campionati mondiali di calcio under 20 e servirà un'organizzazione ben differente. La partita era infatti a forte rischio già dalla vigilia per le tensioni tra le tifoserie ma le misure di sicurezza proposte, dal ridurre la capienza dello stadio al giocare nel pomeriggio, sono state ignorate.

Quello di Malang è uno stadio che rimarrà nella memoria perché associato a una tragedia. Tutti i tifosi di calcio hanno impressi i nomi Heysel, Hillsborough, Ibrox, dove il calcio ha lasciato posto alla morte. La peggiore tragedia che si ricordi è datata 1964 quando a Lima, l'annullamento di un gol al Perù contro l'Argentina nel torneo preolimpico scatenò il delirio. Prima l'invasione di campo di due soli tifosi, poi la ressa e anche in questo caso la reazione non adeguata della polizia. Alla fine di contarono 328 morti e 1000 feriti. Tante le stragi in Sudamerica e in Africa, figlie della disorganizzazione. In Europa resta nella memoria collettiva Ibrox 1971, 66 morti nel caos durante il derby di Glasgow tra Rangers e Celtic. A Bradford, nel 1985, 56 persone persero la vita a causa di un incendio. Lo stesso anno una tragedia indelebile per l'Italia: allo stadio Heysel di Bruxelles 39 morti, quasi tutti italiani, schiacciati dagli hooligans inglesi prima della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Poi Hillsborough, a Sheffield: nel 1989, 95 morti e oltre 200 feriti per lo schiacciamento contro il muro di un settore provocato dalla calca. Impossibile dimenticare.

Impossibile collegare tutto questo al calcio.

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