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Scozia, nazionalisti da record. Torna l'incubo indipendenza

Mancano ventiquattrore al Super Thursday inglese, le elezioni amministrative di giovedì 5 maggio in cui 47 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare i Parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, oltre che a scegliere il sindaco di Londra e 124 consigli comunali in Inghilterra

Scozia, nazionalisti da record. Torna l'incubo indipendenza

Una spina nel fianco per Laburisti e Conservatori, come il cardo simbolo nazionale della Scozia. Edimburgo torna a punzecchiare Londra e a quasi due anni dal voto sulla secessione che ha fatto tremare il Regno Unito, i nazionalisti scozzesi ricominciano a turbare il sonno del premier David Cameron sventolando l'ipotesi di un secondo referendum sull'indipendenza.

Mancano ventiquattrore al Super Thursday inglese, le elezioni amministrative di giovedì 5 maggio in cui 47 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare i Parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, oltre che a scegliere il sindaco di Londra e 124 consigli comunali in Inghilterra. Una giornata cruciale in cui si capirà che aria tira non solo nei confronti del governo Tory ma anche dell'opposizione laburista. A sinistra la paura di una débâcle è forte e le previsioni più fosche dicono che il Labour potrebbe registrare il peggior risultato degli ultimi 35 anni, anche a causa dello scandalo antisemitismo che lo sta travolgendo (secondo il Telegraph sarebbero una cinquantina gli iscritti già sospesi dal partito, in segreto, per razzismo e antisemitismo). Il super-favorito alla successione di Boris Johnson nella capitale, il laburista Sadiq Khan, candidato a diventare il primo sindaco islamico d'Europa, ha avvertito che la polemica potrebbe seriamente danneggiare i risultati del Labour. Corbyn promette che è tutto risolto e che, comunque vada, non si dimetterà. Ma anche dal nord arrivano pessime notizie, proprio da quella Scozia operaia che un tempo era la roccaforte laburista. Lo Scottish National Party è in pole position e sembra ormai avviarsi verso una netta vittoria, la terza consecutiva - e dunque storica - che regalerà con molta probabilità ai nazionalisti la maggioranza assoluta nel Parlamento di Holyrood.

Da quando con la devolution hanno conquistato il governo voluto da Tony Blair nel '97, in un tentativo (vano) dell'ex premier di frenare le spinte indipendentiste, i nazionalisti scozzesi sono inarrestabili. E ora rischiano addirittura di relegare il Labour al terzo posto dopo i Conservatori nell'Assemblea di Edimburgo. Merito del grande papà di Scozia, l'ex first minister Alex Salmond che ora siede nel Parlamento di Londra, e della leader Nicola Sturgeon che ha preso il suo posto all'indomani del referendum sull'indipendenza del settembre 2014. In una mossa a effetto, la vulcanica Nicola, 45 anni, ha promesso che se vincerà le prossime elezioni garantirà a ogni neo-mamma scozzese un kit completo di abiti e prodotti per l'infanzia, sul modello del «maternity package» che la Finlandia adotta da quasi 80 anni. È un modo per marcare la sua attenzione alle fasce più deboli, in una delle zone più povere e depresse d'Europa, ma anche per sottolineare il peso dell'avvento di una donna al potere. E non è tutto.

La leader scozzese vuole soprattutto far sentire il suo peso sul piano nazionale. Ora che il governo centrale di Cameron trema in attesa dell'esito del referendum del 23 giugno - il voto sulla permanenza o l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, cioè la Brexit - la first minister aggiunge il suo carico da novanta e avverte: «Se il Regno Unito deciderà di lasciare l'Unione europea contro la nostra volontà, ci sarà un altro referendum sull'indipendenza della Scozia». Il punto - spiega Lady Sturgeon - non è «se» sarà indetto ma «quando». Poi minaccia: «Deciderò io il momento giusto», pur sapendo che spetta al Parlamento di Londra concedere il voto.

Ma tanto basta per far tremare i Conservatori, tornare a spaventare i mercati e poi rimettersi a dormire sonni tranquilli dopo aver sbaragliato i Laburisti.

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