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La Scozia rialza la testa: "Indipendenza"

Forte del successo alle urne, la leader dei nazionalisti: «Ora il referendum»

La Scozia rialza la testa: "Indipendenza"

Le sirene dell'indipendenza tornano a suonare. La minaccia di disgregazione del Regno Unito bussa alle porte di Downing Street. Da ieri la vera spina nel fianco di Boris Johnson si chiama Nicola Sturgeon, la leader dal 2014 alla guida dello Snp, il partito dei nazionalisti di Scozia che ormai da oltre un decennio domina il panorama politico al di là del Vallo di Adriano.

Né con i Tory che trionfano, né con i Laburisti umiliati. Né con la destra di Boris né con la sinistra di Corbyn. Dopo aver sfrattato per primo il Labour dalla terra delle miniere che aveva dominato per cinquant'anni, lo Snp ora si candida a salda opposizione al governo di maggioranza di Boris Johnson. Molto più compatto e deciso dei laburisti sulla linea pro-Europa, il partito ha conquistato con il voto del 12 dicembre un'autorità e una forza mai raggiunte finora. I nazionalisti scozzesi hanno fatto quasi il pieno, strappando 48 dei 59 seggi a disposizione della Scozia a Westminster, ben 13 in più rispetto al 2017. Così mentre Jeremy Corbyn si leccava le ferite della sconfitta, Lady Sturgeon, 49 anni, ringalluzzita come non mai al punto di esultare in maniera scomposta per la vittoria del suo partito nel seggio di Jo Swinson, leader sconfitta dei LibDem, ieri inviava all'indirizzo di Downing Street le parole più dure contro la nuova epoca Boris. «Il genere di futuro desiderato dalla maggioranza in Scozia è diverso da quello scelto nel resto del Regno Unito». E ancora sulla Brexit: Boris Johnson «ha il mandato per portare l'Inghilterra fuori dalla Ue ma non ha mandato, di alcun tipo, per portare la Scozia fuori dall'Unione europea». Infine l'annuncio cruciale: «Il futuro della Scozia deve stare nelle mani della Scozia» E per questo l'Snp la prossima settimana presenterà un piano per «il trasferimento di potere» in vista dell'organizzazione di un secondo referendum per la secessione dopo quello che nel 2014 bocciò (55% contro 45%) l'addio al Regno Unito.

Il braccio di ferro con la Scozia è appena cominciato. Nell'immediato, forte dei numeri conquistati, Johnson potrà permettersi - come intende fare - di ignorare la richiesta. Ma alla lunga, specie tra un anno, quando il voto per il rinnovo del Parlamento scozzese tornerà a puntare i riflettori sulla forza dei nazionalisti, Johnson potrebbe trovarsi costretto ad affrontare la questione. Un nodo che rischia di degenerare in crisi costituzionale. La Sturgeon intende chiedere il potere di indire la consultazione, finora appannaggio del governo centrale di Londra. «Non è una richiesta, è un nostro diritto», dice.

Braveheart Nicola è pronta a dar battaglia.

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