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Se anche la cristianità la lasciamo a Putin

Fa costruire una statua per i 1000 anni del santo ortodosso. E da noi chi lo fa?

Se anche la cristianità la lasciamo a Putin

Mentre a Occidente si devasta per via legislativa il patrimonio della tradizione cattolica come la famiglia in quanto nucleo fondativo della vita, a Est si celebrano i mille anni dalla morte del principe Vladimir I il Grande, santo sia per la Chiesa ortodossa che per quella cattolica in quanto cristianizzatore della Russia nel 988, ossia 66 anni prima dello scisma d'Oriente.

Nelle vesti di defensor fidei il suo omonimo, il presidente russo Vladimir Putin, che ha organizzato un galà al Cremlino per 400 ospiti. «È difficile sopravvalutare il ruolo svolto da Vladimir nella storia del Paese, il battesimo della Russia fu una svolta chiave», ha osservato Putin elogiandone il ruolo nella creazione di uno stato centralizzato sul modello dell'Impero romano d'Oriente. Alcuni storici, anzi, ritengono che la conversione fu accelerata dalla necessità di trovare in Bisanzio un alleato contro le scorribande vichinghe sul Dnepr.

Il patriarca di Mosca Kirill, nel corso della cerimonia svoltasi nella cattedrale di Cristo Salvatore, ha lodato San Vladimiro e ricordato la sua eredità, consistente nella necessità di «salvare l'umanità dall'idolatria, dall'egoismo e dal consumismo dei nostri tempi». Una notazione non casuale quella del patriarca giacché nelle agiografie il principe Vladimir viene ricordato come colui che, una volta convertitosi, distrusse le statue degli idoli pagani situate a Kiev, la capitale ucraina che a quel tempo era anche la città principale della Rus' da cui poi si sarebbe sviluppata l'attuale Russia. Al di là della forte valenza politica dell'evento e della vicinanza tra la Federazione russa e la Chiesa cristiano-ortodossa, non si può trascurare la portata dell'evento se confrontato con quanto avviene in un'Europa nella quale le manifestazioni cattoliche sono sempre oggetto di forti critiche. Nonostante l'identità religiosa possa considerarsi un antidoto alle minacce del terrorismo.

Anche dal punto di vista del peace-enforcement Vladimir Putin ha un ruolo non secondario giacché rappresenta uno dei leader politici dell'Est che sia in patria sia all'estero si batte contro le minaccia rappresentata dall'Isis sebbene con metodi non convenzionali in quanto fautore del dialogo con Stati come Siria e Iran che, pur combattendo l'estremismo, hanno un rapporto con l'Occidente che è eufemistico definire difficoltoso. Resta il fatto che proprio l'uso dell'argomento religioso, vissuto con imbarazzo dall'Occidente, non rappresenta per Putin un minus bensì un plus .

Non è un mistero che il riconoscimento dell'esito del referendum con il quale la Crimea l'anno scorso è ritornata dall'Ucraina alla Russia abbia trovato anche un fondamento cristiano. Vladimir, infatti, fu battezzato a Cherson (l'odierna Sebastopoli), città a capo del Tema (provincia) bizantino di Chersoneso e sede del vescovo. E proprio il peggioramento dei rapporti con Kiev ha fatto sì che le celebrazioni del millenario siano state separate. Nella capitale ucraina il presidente Petro Poroshenko e la moglie hanno partecipato ad una funzione alla cattedrale di San Vladimir celebrata dal patriarcato di Kiev, sempre più in conflitto con quello di Mosca.

Le sanzioni imposte alla Russia per la questione ucraina hanno imposto un taglio del budget dedicato alle celebrazioni, ma Vladimir Putin non ha voluto comunque rinunciare al progetto di erigere al santo una statua al santo dell'altezza di 25 metri che entro novembre dovrà trovare una collocazione adeguata a Mosca. Grandeur russa fino a un certo punto, ma a parti invertite quale grande città dell'Occidente dedicherebbe un monumento così rilevante a un santo?

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